Formula chimica dell’acido fluoridirico HF: è un acido minerale relativamente debole, incolore, molto velenoso, dall’odore penetrante. A temperatura ambiente l’acido fluoridirico HF si presenta allo stato gassoso, al disotto di 19 °C si presenta sotto forma di liquido incolore.
È presente in natura come prodotto dell’attività esalativa dei vulcani.
La preparazione dell’acido fluoridirico HF avviene per azione dell’acido solforico concentrato sul fluoruro di calcio possibilmente puro e finemente macinato.
La inalazione dei vapori dell’acido fluoridirico HF provoca intossicazione delle vie respiratorie e, in funzione della durata della esposizione e della concentrazione dell’aerodisperso, riduzione della capacità respiratoria, congestione polmonare, spasmi muscolari, convulsioni, esito letale.
La sintomatologia respiratoria potrebbe instaurarsi dopo qualche ora dalla esposizione.
Il contatto diretto dell’acido fluoridirico HF con la cute provoca ustioni dolorose, ulcerazioni. Il contatto con gli occhi provoca ustioni corneali, con possibile compromissione della vista
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Acido fluoridirico HF non è combustibile.
L’acido fluoridrico è il principio attivo (in concentrazione dal 4 al 30%) di numerosi prodotti commerciali (piccoli flacconi da 10 ml) generalmente chiamati “antiruggine” destinati all’uso domestico per togliere macchie di ruggine o di frutta da abiti e tessuti. Dal punto di vista tossicologico la caratteristica del contatto cutaneo con soluzioni diluite di acido fluoridrico (concentrazione inferiore al 40%) è rappresentata dalla latenza di comparsa dei sintomi (e quindi anche della terapia): inizialmente non vi è alcun segno, nè locale nè sistemico. Tuttavia qualche ora dopo il contatto cutaneo (da 1-2 a 10-24 ore, con una correlazione inversamente proporzionale alla concentrazione dell’acido fluoridrico) compare dolore intenso, urente, nella zona colpita che, caratteristicamente, non presenta lesioni superficiali: tale sintomatologia dolorosa è resistente a qualunque analgesico, anche agli oppioidi. Questa discrepanza fra il forte dolore e l’assenza di obiettività locale nonchè la latenza di comparsa dei sintomi fa sì che l’avvelenamento sia misconosciuto dal medico di pronto soccorso, che, in genere, dimette il paziente senza sottoporlo ad alcuna terapia. Tuttavia dopo il periodo di obiettività negativa, la zona colpita diviene in un primo tempo eritematosa e assume quindi un colore bianco-grigio (necrosi ischemica). In seguito compaiono edema e rigonfiamento, vescicole a contenuto sieropurulento e necrosi (necrosi colliquativa) determinata principalmente dalla chelazione del calcio e blocco di diversi sistemi enzimatici (glicolisi, ciclo degli acidi bicarbossilici) ad opera dello ione fluoro. Le necrosi profonde si hanno anche per contatto con soluzioni diluite, e quindi in assenza di lesioni superficiali: in questo caso i segni del danno in profondità, in primis il dolore, compaiono dopo un periodo di latenza anche di diverse ore (1-24 ore). Il tipico dolore urente è dovuto a stimolazione diretta delle terminazioni nervose in seguito allo squilibrio ionico locale: chelazione del calcio, aumento della permeabilità al potassio, alterazione del potenziale di membrana e depolarizzazione spontanea. Particolarmente pericoloso è il contatto con le unghie che, se non adeguatamente trattato, può portare a perdita delle falangi distali.
A Berlino hanno dovuto chiudere al traffico la centralissima Alexanderplatz: ignoti hanno distrutto le pareti vetrate delle fermate lungo la Karl-Liebknecht-Strasse spargendo acido fluoridrico nell’ambiente (aggiornamento: falso allarme).