Proprio come i muscoli, l’intelligenza può aumentare grazie all’esercizio. E se fino a poco tempo fa si credeva che il QI (quoziente d’intelligenza) dei piccoli Einstein fosse fissato alla nascita, una nuova ricerca condotta da Susanne Jaeggi e Martin Buschkuel dell’Università del Michigan suggerisce che almeno un aspetto del QI può essere accresciuto allenando un certo tipo di memoria, quella detta di lavoro. La maggior parte dei test cerca di misurare due tipi di intelligenza, quella cristallizzata (sfrutta conoscenze ed esperienza per risolvere i problemi, grazie alle informazioni recuperate negli archivi della memoria a lungo termine) e quella fluida che indica l’abilità di comprendere le relazioni tra concetti, indipendentemente dalle conoscenze precedenti, per risolvere nuovi problemi.
Lo studio mostra che proprio questa ‘fetta’ del Qi può essere allargata, con un allenamento mirato della memoria di lavoro. I ricercatori hanno arruolato quattro gruppi di volontari, allenando la loro memoria di lavoro con un complesso sistema di test, che sfrutta stimoli visivi e uditivi. Le ‘cavie umane’ hanno eseguito mezz’ora di allenamento al giorno per otto, 12, 17 o 19 giorni. Poi, dopo ogni fase di allenamento, i ricercatori hanno monitorato l’intelligenza fluida dei partecipanti, confrontandola con quella di alcuni gruppi di controllo che non si erano allenati.
“I nostri risultati chiaramente mostrano che l’allenamento di un certo tipo di memoria si trasferisce all’intelligenza fluida”, dice Jaeggi. Non solo. “Le persone con un punteggio più basso di intelligenza fluida prima dei test, potrebbero beneficiare in modo particolare dell’allenamento”.
E alla fine l’aumento dell’intelligenza fluida ottenuto con l’esercizio, può migliorare anche il Qi generale di una persona. Un elemento importante, ricordano i ricercatori, per determinare il successo negli studi, la performance sul lavoro e i progressi di carriera.
Lo studio mostra che proprio questa ‘fetta’ del Qi può essere allargata, con un allenamento mirato della memoria di lavoro. I ricercatori hanno arruolato quattro gruppi di volontari, allenando la loro memoria di lavoro con un complesso sistema di test, che sfrutta stimoli visivi e uditivi. Le ‘cavie umane’ hanno eseguito mezz’ora di allenamento al giorno per otto, 12, 17 o 19 giorni. Poi, dopo ogni fase di allenamento, i ricercatori hanno monitorato l’intelligenza fluida dei partecipanti, confrontandola con quella di alcuni gruppi di controllo che non si erano allenati.
“I nostri risultati chiaramente mostrano che l’allenamento di un certo tipo di memoria si trasferisce all’intelligenza fluida”, dice Jaeggi. Non solo. “Le persone con un punteggio più basso di intelligenza fluida prima dei test, potrebbero beneficiare in modo particolare dell’allenamento”.
E alla fine l’aumento dell’intelligenza fluida ottenuto con l’esercizio, può migliorare anche il Qi generale di una persona. Un elemento importante, ricordano i ricercatori, per determinare il successo negli studi, la performance sul lavoro e i progressi di carriera.
Punto primo:vorrei davvero diventare più intelligente (mi farebbe proprio comodo oltre che averne bisogno)..
Punto secondo:dove sei riuscito a trovare questa fantastica immagine di Homer?
anni ed anni di cartoni animati alla tele e voilà, beccati l’immagine homeriana 🙂