Sono l’ideale per una cucina veloce e povera di grassi, ma se usate male possono minacciare la salute. A ricordare i rischi di un cattivo utilizzo delle pentole e delle padelle antiaderenti – finite nel mirino dell’Agenzia per la protezione ambientale Usa, che ha deciso di eliminarle entro il 2015 – sono i ricercatori dell’Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri (ICTP) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) di Napoli. “In realtà solo il fondo della padella antiaderente, realizzata con acciaio, ghisa o alluminio, è rivestito con uno strato di politetrafluoroetilene (PTFE), meglio conosciuto come teflon – spiega Mario Malinconico dell’ICTP-CNR – che ha la proprietà di non reagire con altre sostanze, sia quelle impiegate per cucinare sia quelle presenti nel nostro apparato digerente. Questa caratteristica è però garantita a temperature comprese tra -200 e +260 gradi centigradi, oltre le quali, se il tegame vuoto resta sul fornello per parecchio tempo, può accadere che il teflon rilasci il PFOA (acido perfluorottanico), componente di riconosciuta tossicità”. Per i ricercatori, dunque, è importante non surriscaldare le padelle antiaderenti. E per la cottura rapida di carne o pesce – consigliano – è preferibile utilizzare pentole in materiali più resistenti al calore come l’acciaio inox, l’alluminio o la ghisa.
- 16 anni ago
Dott Sabino Berardino
antiaderenti: attenzione alle modalità di cottura
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