In verità non m’era proprio venuto in mente ma a rifletterci è reale la possibilità che si possa rischiare ad usare (o a consigliare di utilizzare) una app per smartphone che proponga / gestisca informazioni legate alla salute, nell’era di mHealth.
Effettivamente, a ben pensarci: la mHealth ovver le app is the niù google, ovvero bisogna sincerarsi che il software che ci dovrebbe aiutare (a gestire una terapia, a richiamar informazioni, a monitorare la pressione arteriosa etc etc) sia rilasciato a regola d’arte e non ci porti per strade avventurose mettendo a rischio la salute del paziente.
Perchè, ovviamente (mi è chiaro, ora), se l’ideatore del programmino da cellulare, la app nello specifico, non ha implementato lo stato dell’arte e/o ha sbagliato di brutto: di chi sarà la responsabilità qualora si verificasse un evento inatteso ?
Dove lo vai a pescare lo sviluppatore, per fargli eventualmente causa per aver diffuso informazioni errate ?
Te la puoi prender con il Signor Google o con Mr Apple (mi sa, proprio, di no!) ?
Il rischio che il professionista medico possa esser tirato dentro, per aver consigliato di utilizzare un software che dovrebbe fornire un servizio utile, è reale ?
Meglio aver coscienza di questa eventualità a cui ha pensato American Medical Association (Ama): sono state pubblicate le linee guida per promuovere un uso sicuro ed efficace delle applicazioni sanitarie per smartphones e tablet.
Anche se l’Ama prende atto delle conoscenze ancora scarse in tema di mHealth, termine che indica le attività mediche e sanitarie svolte attraverso dispositivi mobili, le sue indicazioni servono a fornire una guida ai medici finora restii a consigliare le app sanitarie ai propri pazienti.
Secondo un sondaggio del 2014 più di un medico su tre prescrive mHealth, ma in un caso su due si limita a suggerire al paziente di visitare un app store; un’altra indagine, del 2015, rileva che solo il 16% dei medici prescrivono app mHealth: uno dei motivi che più trattiene gli operatori sanitari è la mancanza di prove sulla sicurezza e l’efficacia della maggior parte di queste app.
Nonostante servano ulteriori evidenze (gli studi in tema di mHealth sono circa 260, a fronte di 63.000 app sul mercato) c’è la convinzione che le app di mHealth e i dispositivi associati non solo contribuiscano in modo sicuro ed efficace al trattamento dei pazienti, ma abbiano il potenziale per essere integrate nella pratica clinica.
Ciò detto, è essenziale garantire la riservatezza del paziente e la sicurezza dei dati: sia i medici prescrittori sia gli sviluppatori delle app per dispositivi mobili dovrebbero informare i pazienti circa i diversi livelli di privacy e sicurezza dei dati.
Un altro argomento caldo trattato nel documento dell’Ama è la potenziale responsabilità dei medici che prescrivono applicazioni mHealth.
approfondimento su American Medical Association – Ama