ricevo una telefonata, da un amico: Dove posso venire a farmi un’ecografia ?
Mi chiede informazioni su una prestazione diagnostica, lo informo che son stato segato quasi in tronco (si chiamano tagli, li stanno facendo, a tappeto, ve n’accorgete poco per ora ma ve n’accorgerete nel tempo e rialzarsi, a parer mio, non sarà semplice) ovvero un giorno mi vengono a dire che causa ulteriori restrizioni di budget dalla settimana prossima posso star a casa . . . . 
Ovviamente, come son solito fare sempre, gli chiedo qual è il problema e per quale motivo deve fare questo esame.
Si ragiona, gli dò qualche indicazione, gli suggerisco che forse non è una cattiva idea controllare, monitorare e lasciar perder l’esame se le cose dovessero, spontaneamente, migliorare fino a tornare alla norma.
So benissimo che la cosa più semplice è dire: vieni ORA a far l’esame, subito !
Azione catartica che ti ripulisce la coscienza e ti garantisce di non poter esser accusato di se avessi fatto subito l’esame . . .
Più se ne fanno e più velocemente, meglio è !
Invece, sopratutto in un contesto macroeconomico di sanità pubblica così non è.
E lo dico contro il mio stesso interesse di medico che, attualmente, lavora in regime di libera professione (quindi più lavoro, più guadagno), ben conscio anche del rischio di dover litigare con il paziente che vuole, ad ogni costo, far l’esame perchè visto quello che è successo anni fa a mio nonno . . . . .
Per me è una questione di onestà, integrità professionale, correttezza nei confronti della persona.
Ne avevo già parlato in questo, questo e questo articolo (ne cito solo tre, se andate a scavare ne troverete altri!).
Stesso discorso per i controlli di routine (faccio gli esami del sangue ogni sei mesi!): leggete, riflettete, ripensate . . . .
Ne parlano, approfonditamente, anche su saluteinternazionale.info e sarebbe la filosofia del movimento slow medicine di cui avevo già parlato in questo articolo.