il Cile entra, a gamba tesa, nel mercato mondiale del salmone: si tratta, ovviamente, di allevamento intensivo.
Pare che il salmone di allevamento cileno sia bersaglio prediletto del batterio Piscirickettsia salmonis (SRS) che provoca lesioni ed emorragie con edema renale e splenico, portando alla morte (il salmone, non l’uomo NdS). Per combattere questa infezione si è deciso – in Cile – di incrementare la somministrazione di antibiotici: l’industria dell’allevamento del salmone, in Cile, ha prodotto (nel 2014) circa 895.000 tonnellate di pesce utilizzando 563 tonnellate di farmaci antibiotici con un incremento, rispetto al 2013, del 25%.
Nel 2013 la Norvegia, leader mondiale dell’allevamento del salmone, ha prodotto 1.300.000 tonnellate di pesce utilizzando solo 972 kilogrammi di antibiotici.
Vien da pensare che la sostenibilità di queste pratiche industriali sia scarsa, anche a legger della marea rossa, lungo le coste della Patagonia, causata dagli allevamenti intensivi di salmone.
Il problema potrebbe esser, comunque, in via di soluzione chè un vaccino (contro il batterio Piscirickettsia salmonis SRS, per i salmoni), apparentemente efficace, esiste: approfondimento su PubMed.
FONTE: slowfood.it – reuters.com
di salmone allevato – da evitare – avevo già scritto in questo articolo.
Della problematica dell’antibiotico-resistenza e dell’allevamento intensivo avevo già pubblicato, diffusamente.