Le variazioni di concentrazione dell’antigene specifico per la prostata (Psa) possono essere descritte secondo vari parametri, tra cui velocità e tempo di raddoppiamento. Ma quale modello è più accurato nel prevedere il rischio di un uomo di sviluppare un carcinoma prostatico e il grado di aggressività del tumore?
Secondo quanto emerge da uno studio pubblicato di recente, ad opera dei ricercatori dell’Ospedale Johns Hopkins di Baltimora (Stati Uniti), dopo aver analizzato i dati del Baltimore longitudinal study of aging relativi a 681 uomini, per i quali erano disponibili misurazioni seriali dei livelli di Psa sarebbe la velocità.
Velocità e tempo di dimezzamento del Psa (vPsa e PsaDT) sono stati messi in relazione con la presenza di una patologia a rischio elevato tramite analisi Roc (Receiver operating characteristics, curva che permette di analizzare la correlazione tra sensibilità e specificità di un test). È risultato che nei cinque anni precedenti la diagnosi la vPsa è significativamente più elevata tra gli uomini ad alto rischio di cancro prostatico fatale, mentre il PsaDT è soltanto un predittore marginale di tumore con aggressività media.
«Il tempo di dimezzamento del Psa è stato usato inizialmente nel setting post trattamento, per predire la sopravvivenza tumore-specifica nei pazienti con recidiva biochimica» dice Stacy Loeb, prima autrice della ricerca. «Di recente è stato ipotizzato il suo impiego nella valutazione del rischio prima dell’intervento, ma i dati disponibili sono contrastanti. Il nostro lavoro depone a sfavore dell’uso del PsaDT come predittore di gravità del tumore, mentre conferma l’utilità del parametro velocità».
Secondo quanto emerge da uno studio pubblicato di recente, ad opera dei ricercatori dell’Ospedale Johns Hopkins di Baltimora (Stati Uniti), dopo aver analizzato i dati del Baltimore longitudinal study of aging relativi a 681 uomini, per i quali erano disponibili misurazioni seriali dei livelli di Psa sarebbe la velocità.
Velocità e tempo di dimezzamento del Psa (vPsa e PsaDT) sono stati messi in relazione con la presenza di una patologia a rischio elevato tramite analisi Roc (Receiver operating characteristics, curva che permette di analizzare la correlazione tra sensibilità e specificità di un test). È risultato che nei cinque anni precedenti la diagnosi la vPsa è significativamente più elevata tra gli uomini ad alto rischio di cancro prostatico fatale, mentre il PsaDT è soltanto un predittore marginale di tumore con aggressività media.
«Il tempo di dimezzamento del Psa è stato usato inizialmente nel setting post trattamento, per predire la sopravvivenza tumore-specifica nei pazienti con recidiva biochimica» dice Stacy Loeb, prima autrice della ricerca. «Di recente è stato ipotizzato il suo impiego nella valutazione del rischio prima dell’intervento, ma i dati disponibili sono contrastanti. Il nostro lavoro depone a sfavore dell’uso del PsaDT come predittore di gravità del tumore, mentre conferma l’utilità del parametro velocità».
Secondo accertamenti diagnostici, risulta che ho carcinoma alla vescica. Mi sono sottoposto a due interventi citoscopici. Mi è stata eseguita la biopsia della prostata che è risultata negativa, però, oltre al resto, sento bisogno di urinare quasi spesso. Ho 82 anni.Il PSA è risultato pari 7. Urino senza intoppi di alcun genere. Il tempo di ritensione dell’urina e intorno a tre ore ore. A volte noto una febbriciattola. Mi sento bene, guido pure bene, nell’urina ci sono tracce di sangue wed io credo che ora debbo curare una piaga alla vescica procuratami dai due interventi subiti. Mangio. Insomma faccio una vita normale, come un giovane.
una vita normale, come un giovane: Caro Oliviero è un piacere legger di queste cose.
I passi da gigante della medicina moderna consentono di questi miracoli: un ultraottantenne con patologia oncologica come Lei può continuare a vivere normalmente, come una persona di giovane età
Spesso dimentichiamo che questi privilegi non erano concessi ai nostri nonni (senza andare a tirare in ballo i secoli più remoti)