Ho trovato, sull’informatore (Coop) una intervista, divulgativa e spero ben accessibile ai profani, sul problema del colesterolo: l’ipercolesterolemia è una malattia insidiosa che, se non ricercata, prevenuta e curata, può manifestarsi clinicamente quando è ormai troppo tardi.
A seguire il testo dell’articolo
Ma cos’è realmente il colesterolo e a cosa serve? Ce lo spiega il dottor Stefano Giannini, endocrinologo dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi ed esperto del settore. «L’ampio risalto che in tutti questi anni ha avuto questa sostanza come fattore determinante per la aterosclerosi ha fatto sì che ormai molti sappiano cosa sia, anche se alcuni concetti sbagliati sono ancora presenti tra la gente comune. Il colesterolo, infatti, appartiene alla famiglia dei grassi ed è un elemento fondamentale delle cellule che compongono tutto il nostro organismo; da esso sono costruiti numerosi ormoni indispensabili per il controllo delle nostre funzioni vitali».
Quali sono le fonti del colesterolo circolante?
«Esistono – specifica Giannini – due vie di approvvigionamento. La prima, legata al cibo, e una seconda, interna al nostro organismo, dovuta invece alla sintesi di colesterolo e di grassi in generale, che esercita il fegato, in maniera autonoma ed indipendente dalla alimentazione».
Quali sono i vari tipi di colesterolo? «Come tutti i grassi – prosegue Giannini -, non può viaggiare nel sangue in forma libera, perché non è solubile in acqua; pertanto, per poterlo utilizzare, occorre che si muova legato a particolari strutture chiamate lipoproteine, che possono essere immaginate come delle macchine che hanno il compito di trasportare questa preziosa sostanza nelle diverse zone del nostro organismo. Esistono tre tipi di queste macchine: le Hdl che portano il “colesterolo buono” cioè quello che è raccolto dalla periferia del nostro organismo (per esempio dalle arterie) ed indirizzato verso il fegato per la sua trasformazione; le Ldl che portano quello “cattivo” verso la periferia e quindi, se in eccesso, può creare problemi di ingorgo, proprio come sulle strade quando il traffico è bloccato». Dunque si assiste ad accumulo nelle varie cellule del corpo, comprese quelle che formano le arterie, dando inizio alla formazione della placca aterosclerotica. «Infine le Vldl, che sono proteine dove il contenuto di colesterolo è molto basso, ma può diventare particolarmente pericoloso in alcune malattie del metabolismo, come nel diabete mellito».
Quali sono i valori massimi di colesterolo accettabili?
«Contrariamente a una opinione diffusa – conclude Giannini – mi piace più parlare dei valori di colesterolo Ldl e non dei valori del colesterolo totale, in quanto tutti i nostri sforzi terapeutici, sia comportamentali che farmacologici devono avere come bersaglio il “colesterolo cattivo”, posto da tutte le Linee guida internazionali come primo parametro terapeutico. Valori di Tutti i grassi di origine animale sono ricchi di colesterolo, ma burro, panna, yogurt interi, lardo e formaggi stagionati ne hanno una quantità maggiore rispetto a carne rossa, latte, formaggi magri. Fra gli affettati, da evitare salame, mortadella, pancetta e coppa mentre nel pescato sono da sconsigliare i molluschi ed i crostacei.
I tipi di cottura sono anche importanti: occorre prediligere i cibi lessi o alla griglia rispetto ai fritti, sughi e arrosti, cotti con eccesso di grassi.
Terapia farmacologica
è bene adottare uno stile di vita salutare, associato a una dieta bilanciata. Quando tutto questo non è sufficiente, oggi abbiamo a disposizione un’arma farmacologica efficacissima e sicura, legata all’impiego di una classe di sostanze chiamate statine, capaci di abbassare i livelli del “colesterolo cattivo” mediamente di circa il 40%. A queste si può associare un’altra sostanza (ezetimibe) che agisce sulla riduzione della quota assorbita a livello intestinale e potenzia l’effetto delle statine. Vi sono troppe “leggende metropolitane” sulla potenziale pericolosità delle statine; in realtà la letteratura internazionale ci dice che sono farmaci efficaci e sicuri, anche per terapie continuative.
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