come dirglielo ?

il signor M. stamattina è uscito di casa per venire a fare l’esame che aveva prenotato circa due settimane fa.
Nel 2004 gli è stato diagnosticato un tumore maligno, effettua controlli periodici, l’ultimo esame l’aveva fatto a gennaio 2007, regolare, nessun sospetto di diffusione di malattia.
Qual è il modo migliore di comunicare che, a 67 anni, ci sono delle novità non buone ?
Al confronto con il precedente esame, dell’anno prima, riscontro localizzazioni secondarie di malattia al fegato, alla milza, ai linfonodi.
Diciamo che – confrontando il quadro odierno con quello di 14 mesi fa – non ho dubbi che si tratti di un diffuso quadro di metastasi tumorali.
Non posso, però, non pensare all’impatto che una notizia del genere ha sulla persona: ieri sera è andato a dormire, pensando probabilmente all’esame che doveva fare, stamattina ha saltato la colazione, come da indicazioni ricevute, è arrivato in istituto speranzoso e timoroso al tempo stesso e se ne torna a casa con una sentenza molto pesante ….
Mi procuro il numero di telefono del curante per comunicargli il mio fondato sospetto, in modo da preparargli il terreno e discutere con lui dei passi successivi.
La domanda è: esiste realmente il modo giusto per comunicare una molto probabile sentenza di morte ?

12 commenti su “come dirglielo ?

  1. oh dio mio! sono entrata per scriverti un messaggino e chiederti se avevi assaggiato qualcosa delle cibarie torinesi…ma poi ho letto questo post emotivamente sconcertante.
    non so come tu faccia a fare il lavoro che fai, a confrontarti quotidianamente con questo genere di problemi dolorosi.
    si dice che spesso i medici sono brutali ma vorrei vedere come saremmo bravi noi a rapportarci con questo genere di problematiche…
    io sarei incapace, per cui tanto di cappello.

  2. oh ies
    la mia sentenza è che nessuno è veramente capace; ti barcameni come meglio possibile e probabilmente non esiste un metodo riproducibile da poter insegnare a tutti per gestire la particolarità di queste situazioni …

  3. Io invece vorrei farti una domanda..come sei riuscito a gestire il burn out che spesso e volentieri accompagna professioni mediche quali la tua? Credo che sia una cosa davvero difficile..
    Non ti e’ mai venuta voglia di mollare tutto? un saluto

  4. Serena ha ragione, tante volte ti ho chiesto come fai a sentenziare alla gente la loro data di scadenza, è proprio un lavoraccio, la vita incerta, però credo che lei sappia che il tuo antidoto è godertela, spremere le opportunità, per questo ti invidio, non ti stimo quando calchi la mano ma ti stimolo a continuare: paga il conto qualche volta!

  5. ringrazio l’anonimo trevigiano che mi dà ragione (fa sempre piacere…), ma non so come faccia Sabino a non accusare i colpi del suo lavoro.
    ho un’amica che lavora anche con i bambini malati terminali e so quanto è duro essere sempre a contatto con le sofferenze altrui. però comunicare la data di scadenza di tutte le prospettive mi sembra proprio la più difficile!

  6. sono immediatamente tornata a due anni fa quando da una parte c’eravamo io mia sorella la mamma e di fronte a noi un bruto rude insensibile arrogante professorone o forse meglio chiamarlo barone primario di careggi che in due parole ci liquidò dicendoci che dovevamo essere in grado di leggere da sole la cartella clinica disastrosa del babbo e da lì il passo successivo fu di comunicarci che al massimo sarebbe rimasto con noi altri sei mesi.
    il tutto stando in piedi in mezzo alla sua stanza senza nemmeno chiudere la porta.
    era la prima volta che parlavamo con lui e solo l’inizio di un tunnel terribile.
    che razza di persona è quel mostro in camice che abbiamo avuto la sfortuna di incontrare noi??
    grazie per non essere così.
    chia

  7. l’ho detto altre volte, non so come fai a fare questo lavoro, complimenti…
    non potrei reggere la tensione emotiva…
    come ho sempre sostenuto, il vostro non è un lavoro ma una missione, almeno per alcuni 😉

  8. siccome non voglio passare per santo subito vorrei fosse chiaro che talvolta capita anche a me di non ingranare con il paziente.
    Vedo migliaia di persone all’anno, vorrei tanto esser il migliore con tutti ma, evidentemente ciò non è possibile.
    A tal proposito mi rincuorò parlare con una collega che ammiro molto per la sua capacità relazionale, oltre che per la sua professionalità, confessare che talora le capita di non riuscire a relazionarsi, di scontrarsi con il paziente
    Della serie siamo comunque esseri umani anche noi ……
    @serena attenta all’anonimo (radicchio), nun te fidà 🙂

  9. caro santo subito, ti ringrazio per l’avvertimento, ma sappi che io non mi fido di nessuno, tanto meno di un radicchio!!!

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