Linda Stone, ex dirigente della Microsoft e della Apple, studia le deficienze cognitive causate dall’uso intenso dei computer ed ha scoperto una nuova tossicodipendenza: la Continuous Partial Attention.
La studiosa ha anche identificato la e-mail apnea: molti webnauti trattengono il fiato mentre leggono i loro messaggi di posta elettronica, abitudine che si accompagna alla dipendenza da social network.
Secondo una ricerca di AOL e Salary.com il lavoratore medio americano trascorre due ore e 10 minuti della sua giornata lavorativa chiacchierando sui siti del social networking con familiari, amici e colleghi. E queste ore non includono lo spacco per il pranzo, per il caffé di prammatica e per andare in bagno. “Una volta pressati, tutti gli intervistati hanno dichiarato che non avevano abbastanza da fare”, hanno scritto alla fine i ricercatori nel loro rapporto. Nella media sono anche comprese professioni come il carpentiere e il sommozzatore, lavoratori che un computer a portata di mano non ce l’hanno così spesso.
Il costo di queste abitudini secondo 24/7, un blog al quale collaborano anche giornali come il Wall Street Journal, supererebbe l’astronomica cifra di 800 miliardi di dollari l’anno. Non sorprende quindi che, come riporta il blog, il 54 per cento delle aziende americane abbiano deciso di bloccare l’accesso ai siti del social networking. E adesso non sono solo le aziende a bloccarli, anche svariati dipartimenti di istituzioni accademiche di grande prestigio come Yale, Harvard e Stanford hanno cominciato a stabilire social networking free-zone, aree nelle quali se non esplicitamente proibito, l’uso dei social network è attivamente scoraggiato.
La Continuous Partial Attention è descritta, egregiamente, da questa divertente vignetta (fonte: collegehumour)!