Ho studiato molti anni ed ho conseguito una laurea, a seguire una specializzazione post-laurea, per gradire anche un master post-specializzazione: il tutto per cercare (non dimenticate, siamo uomini, in genere cerchiamo di fare del nostro meglio, talvolta può non esser il meglio assoluto, talvolta si riesce a far proprio male: come in tutte le attività umane!) di far bene il mio lavoro.
Un lavoro di alta responsabilità, come pochi!
Un lavoro talvolta banale (lo è perchè anni, tanti, di studio e di implementazione teorico-pratica consentono di effettuare un’esame od una visita in pochissimi minuti quando è tutto liscio) talvolta, invece, molto complesso con la possibilità concreta di arrivare a conclusioni clinico-diagnostico-terapeutiche non corrette (come, mi ripeto, tutte le attività umane!).
Ma, sempre più diffusamente percepisco un senso di scollamento: concepisco il mio lavoro come un servizio (NdS sono un professionista che dedica il suo tempo a cercar di capire i problemi di salute degli utenti suggerendo, se possibile, anche una soluzione – di concerto con l’altro professionista che è il medico curante che invia a consulenza il paziente) ma sempre più spesso avverto, nel mio quotidiano (e confrontandomi con i colleghi mi conforta vedere che non sono paranoico, che la stessa difficoltà la sperimentano quasi tutti i miei colleghi), un senso di antagonismo come se il paziente dovesse difendersi dal medico, dai suoi errori in malafede, dalla sua avidità che lo porta a non considerare in primis il bene del malato . . .
Non credo ce ne verrà niente di buono, sta già degenerando sotto i nostri occhi ma non vedo, all’orizzonte, nessuno che si dedichi a cercare una soluzione a questo problema !!
da Facebook (status di un mio amico; a seguire commenti vari di suoi amici: tutti medici ed infermieri)
Certe cose non si possono spiegare nè tantomeno immaginare; sarebbe da fare un bel fascicolo di quei 40 verbali e far vedere all’irrispettosa, irriverente, maleducata, per fortuna selezionata, popolazione che magari qualcuno ama questo lavoro…mi fate solo cascare le braccia!
– e fanno ridere ven via.. pare di essere alle Poste.
– il riferimento alle Poste non era relativo alla gente che frequenta le Poste ma per fare l’esempio di chi sembra essere nella sala di attesa di un normale sportello pubblico, in banca, al catasto, al banco della gastronomia, e non capisce che per vedere un paziente ci possono volere due minuti o 40..
– Troppo ci sarebbe da dire… E il problema è che più non hanno un ca— più sono villani…
– stanotte avrei davvero sparso le sedie d’attesa di puntine..
– Avevo capito il riferimento…infatti con quella battuta volevo sottolineare che, come dice Valentina, la gente non capisce il lavoro che facciamo.