Numerosi studi hanno mostrato l’importanza di adottare, nella presa in carico del malato oncologico, un approccio globale volto a rilevare i bisogni di tutta la persona fin dal momento della prima diagnosi.
Una corretta gestione del dolore fisico, interventi mirati sulla sofferenza interiore (ansia e depressione), la vicinanza e il supporto di famigliari e amici, il riferimento a credenze e pratiche religiose, la ricerca di senso intesa come benessere spirituale hanno un impatto positivo sulla qualità di vita dei pazienti.
Quando qualcuno di questi aspetti è trascurato la dignità personale è minacciata. La perdita di dignità è citata dagli operatori come una delle più importanti ragioni di difficoltà per i malati oncologici.
L’essere umano ha sempre bisogno di cercare di dare un senso alla propria vita e alla propria ricerca della felicità. Ma quando la malattia oncologica irrompe nel quotidiano questo cammino sembra spezzarsi e la persona si sente ridurre soprattutto alla dimensione di un corpo
malato.
L’urgenza è quella di fare le analisi, operarsi, affrontare e differenziare terapie e spesso in questo predominio del corpo la persona si sente smembrata e perde la consapevolezza della propria identità.
Il ruolo del medico e dello psico-oncologo è proprio di aiutare le persone a ricomporsi e a ritrovarsi, prendendosene cura nella loro interezza.
Se vuoi approfondire il tema, è stato di recente pubblicato un testo – da cui ho selezionato questo paragrafo – su questa tematica
LA DIGNITÀ IN ONCOLOGIA
COME MISURARLA – COME TRATTARLA
Buonaccorso L, Ripamonti CI, Maruelli Alice, Miccinesi G