Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Università del Minnesota, esaminando circa 3.700 donatori viventi di rene in un arco di tempo di 44 anni, a partire dal 1963. Di questi soggetti sono stati valutati lo stato di salute, la sopravvivenza e il rischio di sviluppare un’insufficienza renale. Per le donazioni più recenti (2003-2007), sono stati esaminati anche alcuni parametri di funzionalità renale, la prevalenza di ipertensione e la qualità di vita.
Lo studio, pubblicato sul New England journal of medicine ha evidenziato una sovrapponibilità tra le curve di sopravvivenza dei soggetti esaminati e quelle della popolazione generale. L’insufficienza renale, invece, era inferiore nei donatori di rene: 180 casi per milione di persone per anno contro 268 casi per milione di persone per anno dei non donatori. «La differenza può dipendere dal fatto che le persone selezionate per la donazione erano testate accuratamente per la funzionalità renale» ipotizzano gli autori della ricerca. Per altre patologie come il diabete e l’ipertensione, tra le cause più comuni di insufficienza renale, invece, la prevalenza nei donatori era analoga a quella dei non donatori. «Nel complesso, il temuto rischio di andare incontro a problemi clinici e a disfunzioni renali in seguito alla donazione sembra escluso dai dati della ricerca» proseguono gli studiosi. Non si sono riscontrate modifiche anche in termini di qualità di vita che, secondo i dati della ricerca, è risultata eccellente tra i donatori.
New England journal of medicine 2009;360:459-69