Si chiama angiodinografia ed è un apparecchio a ultrasuoni che consente la visualizzazione diretta sia delle alterazioni della parete delle arterie sia delle modalità del flusso lungo di esse sulla base di un codice a colori. Viene presentato, per la prima volta, all’ VIII congresso nazionale della Società di patologia vascolare che si è aperto ieri.
Ieri sarebbe il 21 novembre 1986: ho scovato un pezzo di archeologia della diagnostica non invasiva.
L’articolo completo lo trovate nell’archivio di Repubblica.
Oggi, in Italia, si chiama in altro modo ovvero eco color doppler (o ecocolordoppler) vascolare: mi ha incuriosito vedere una paziente, a visita, con una cartellina vintage che riportava questa, obsoleta, dizione e sono andato a farmi una cultura.
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L’ecografia o ecotomografia è una metodica di indagine diagnostica sanitaria non invasiva: non utilizza radiazioni ionizzanti ma ultrasuoni, si basa sul principio – analogo a quello del sonar da cui deriva – dell’emissione di onde ultrasonore – frequenza tra 2 e 20 MHz – e della loro riflessione dai tessuti corporei.
Quando un’onda è riflessa su un oggetto in movimento, la parte riflessa cambia la propria frequenza in funzione della velocità dell’oggetto (effetto Doppler). L’ammontare del cambiamento della frequenza dipende dalla velocità del bersaglio. L’apparecchiatura ‘ecografica presenta l’informazione con codifica a colori (normalmente rosso e blu) a seconda se si tratti di velocità in avvicinamento o in allontanamento: si utilizza, ticipacemnte, per lo studio flussimetrico dei vasi sanguigni, sia vene sia arterie.
L’ecografia e la valutazione ecolordoppler sono procedure operatore-dipendenti, in relazione alle doti di manualità, cultura dell’immagine ed esperienza clinica del Medico operatore.