Si propone diagnosi di endometriosi sulla base dei sintomi o sui reperti clinici, ma può essere confermata con metodiche invasive che permettono di visualizzare le lesioni, di solito con l’endoscopia pelvica e con la biopsia.
Altre procedure diagnostiche (p. es., l’ecografia, il clisma opaco, l’urografia EV, la TC e la RMN) possono essere utili per dimostrare l’estensione della malattia e per seguirne il decorso, ma non sono specifiche né sufficienti per porre diagnosi.
I dosaggi dei marker sierici dell’endometriosi (antigene neoplastico sierico 125; anticorpi anti-endometrio) possono aiutare il medico a monitorare l’andamento della malattia, ma non bastano da soli.
Da tener presente l’impatto dell’endometriosi sulla fertilità.
I nuovi criteri di stadiazione dell’American Society for Reproductive Medicine si basano sulla sede degli impianti, sulla presenza di endometriosi superficiale o profonda e di aderenze sottili o spesse.
L’endometriosi può essere classificata come
- grado I (minima)
- II (lieve)
- III (moderata)
- IV (grave)
Un altro sistema di classificazione è basato principalmente sul dolore pelvico.
TERAPIA: deve essere individualizzato sulla base dell’età della paziente, dei sintomi, del desiderio di una gravidanza e dell’estensione della patologia.
Per ulteriori informazioni segnalo anche i siti dell’associazione italiana endometriosi: endometriosi.it e endoassoc.it
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