Lo conferma uno studio realizzato in Uganda dall’equipe diretta da Godfrey Kigozi, ricercatore che sta realizzando nel Paese un programma internazionale appoggiato dall’Oms, sugli effetti a lungo termine della circoncisione maschile sul contagio dal virus dell’Aids. La ricerca, in particolare, ha dimostrato che il rischio di infezione aumenta quanto più è estesa la superfice del prepuzio, ed è stata condotta su un gruppo di uomini della comunità di Rakai (Uganda). Tutti i partecipanti allo studio erano sieronegativi, successivamente sono stati circoncisi e i medici hanno misurato la superfice asportata. Si è osservato così che il tasso più alto di sieroconversione (ovvero il passaggio alla sieropositità) si registrava in chi aveva il prepuzio più grande, indicando che questo tessuto, normalmente asportato con la circoncisione, è più vulnerabile al virus.
La circoncisione maschile è stata indicata dall’Organizzazione mondiale per la salute (Oms) come misura di prevenzione dell’Hiv già da alcuni anni, ma al momento un programma di circoncisione su vasta scala non è stato attuato. Molti Paesi dell’Africa sub sahariana, dove l’infezione da Hiv è diffusissima, hanno però cominciato ad elaborare politiche e strategie ad hoc.
Kigozi G et al
Foreskin surface area and HIV acquisition in Rakai, Uganda (size matters).
AIDS, 2009 Oct 23;23(16):2209-13