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Il rischio post-trombotico dopo TVP

La sindrome post-trombotica è una conseguenza cronica, altamente invalidante, della trombosi venosa profonda (TVP) anche dopo una corretta terapia anticoagulante. I sintomi tipici comprendono dolore, astenia, gonfiore e crampi agli arti inferiori aggravati dal cammino o dalla stazione eretta. Possono comparire nel decorso della malattia anche ulcere venose, resistenti alla terapia e con tendenza alla ricorrenza, che possono determinare dolore intenso e complicanze infettive con elevati costi per la sanità. Poche studi hanno valutato con studi longitudinali i fattori di rischio di sviluppo della sindrome post-trombotica. Lo studio ha valutato 387 pazienti con diagnosi strumentale di TVP. Una valutazione standardizzata della sindrome post-trombotica è stata effettuata utilizzando la scala di Villalta, dopo 1, 4, 8, 12 e 24 mesi dall’arruolamento. Circa la metà dei pazienti ha sviluppato una sindrome post-trombotica entro 2 anni dalla TVP e circa il 3% presentava una sindrome post-trombotica severa con ulcere venose. Le variabili predittive più significative per lo sviluppo di una sindrome post-trombotica sono:

  • presenza di sintomi e segni ad 1 mese dalla diagnosi di TVP
  • trombosi della vena iliaca e femorale comune
  • elevato BMI
  • età avanzata
  • sesso femminile
  • precedenti trombosi ipsilaterali in rapporto ad esacerbazione dell’ostruzione venosa del flusso ed a danno interno del sistema valvolare venoso.

La persistenza di sintomi e segni di patologia venosa ad 1 mese è espressione di persistenza di trombosi venosa ed assume notevole importanza nello sviluppo di una sindrome post-trombotica. In analogia anche una trombosi particolarmente estesa è associata ad outcomes sfavorevoli in rapporto alla presenza di una trombosi residua. Un’importante limitazione dello studio è che non è stato valutato in modo sistematico l’uso delle calze elastiche a compressione graduata e quale possa essere stato l’impatto di questa metodica sullo sviluppo della sindrome post-trombotica. Altro limite importante è che non fu valutata la correlazione fra l’intensità della scoagulazione e lo sviluppo della sindrome post-trombotica. Questi dati possono comunque identificare un gruppo di pazienti ad alto rischio di sviluppare una sindrome post-trombotica, e indirizzandoli verso trattamenti in grado di prevenirne la comparsa utilizzando, a esempio, calze elastiche per un periodo più lungo o di una terapia anticoagulante più protratta.
Ann Intern Med 2008;149:698-707

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'

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  • Ho guardato il vs. sito che è chiaro e per questo volevo porvi una domanda dopo 6 settimane di riposo forzato a letto per ernia disco 12 giorni orsone sono stato operato ed ho ripreso a deambulare. A seguito di un controllo mi è stato riscontrato un d-dimelor a 1320.la mia dr.ssa mi ha presritto clexane 4000. Ma ho percepito tanta insicurezza non ho capito bene perchè inizialmente aveva pensato ad un controllo in ospedale poi ha soprasseduto prescrivendomi il farmaco sopra citato. Vi sarei grato se mi fate pervenire un vs. cortese commento. Vi ringrazio anticipatamete della cortesia eventualmente concessa. Cordiali saluti. D.Vettori

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