trovo in rete un articolo del 10 marzo 2008 che copio integralmente a seguire: la nota curiosa è che da qualche giorno il sito web del consorzio è scomparso, non esiste più. Qualcosa, evidentemente, deve esser andato storto nei progetti e-learning dell’AOU Careggi e dell’Università di Firenze.
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Proroga della durata del Consorzio Elisa: il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo fiorentino avrebbe espresso “parere favorevole al prolungamento per un ulteriore triennio (quindi sino al 31 dicembre 2010) dell’attività del Consorzio Elisa alle seguenti condizioni”. Il Consorzio ha per oggetto la creazione, lo sviluppo e la collocazione sul mercato di un’offerta
formativa in modalità “e-learning”, relativamente alle tematiche riguardanti il comparto sanitario,
onde soddisfare gli obblighi derivanti dalle norme in materia di sistema per l’Educazione Continua in
Medicina (E.C.M.) e, più in generale, per contribuire a soddisfare le esigenze di formazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, dell’Università degli Studi di Firenze ed, in prospettiva, di altre Aziende sanitarie Locali e di Aziende Ospedaliere, nonché di altri soggetti pubblici e privati che ne facciano richiesta.
Tre sono i soggetti partecipanti a questo Consorzio, il cui Atto costitutivo è stato sottoscritto il 15 dicembre 2004:
1) Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi;
2) Università degli Studi di Firenze, rappresentata dal Presidente dello Csiaf (=Centro di servizi
informatici dell’ateneo fiorentino);
3) IBM Italia s.p.a.
Quali sono dunque le condizioni che il Consiglio di Amministrazione ha posto come vincolo?
Tra le 7 condizioni vale la pena di soffermarsi almeno su due:
b) che il consorzio assuma la forma di società consortile a responsabilità limitata;
d) che venga modificato l’art. 9 del patto paraconsortile sottoscritto all’epoca della costituzione del
consorzio in modo da cassare, per la sola Università, l’obbligo di mettere a disposizione del consorzio
beni, personale e servizi necessari al funzionamento del consorzio stesso.
Sorprende davvero molto che queste due condizioni, che ovviamente sono a tutela dell’Ateneo,
facessero già parte della delibera del 9 dicembre 2003 con cui il Senato Accademico esprimeva parere
in linea di massima favorevole alla costituzione del Consorzio, osservando però a che “la forma
associativa del consorzio non sembra la più adatta al fine di tutelare l’Ateneo” e sottolineando come “la
previsione dell’art. 9 […] non sembra adeguata”.
Dunque le raccomandazioni del 9 dicembre 2003 sono rimaste lettera morta per 3 anni e continuano a
rimanere raccomandazioni.
Altra raccomandazione del Senato Accademico nella seduta del 9 dicembre 2003 era che “la scelta del
partner privato non poteva prescindere da una procedura ad evidenza pubblica” (vd. quanto riportato
nelle “Determinazioni assunte” del Consiglio di Amministrazione del 14 dicembre 2007, p. 60). Infatti
secondo la giurisprudenza consolidata, “la scelta di un partner privato da parte di una Pubblica
Amministrazione necessita di una gara ad evidenza pubblica, salvo che sussistano ragioni di carattere
tecnico che giustifichino l’omissione della procedura concorsuale”. Ma il Presidente dello CSIAF e
attuale Presdiente del Consorzio ha ritenuto che “sussistessero quei motivi tecnici richiesti dal
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Comitato Consultivo Tecnico Amministrativo per non mettere in essere procedure di evidenza pubblica
per la scelta del socio privato” (ibidem, p. 60). Ed infatti fu scelta l’IBM.
Ma c’è dell’altro. Nel verbale del Consiglio di Amministrazione del 14 dicembre 2007 si ricorda, che a
norma dell’art. 4 dello stesso Statuto del Consorzio, esso potrà essere prorogato “previa verifica dei
risultati raggiunti” e che “il mancato raggiungimento di almeno il 50% dei risultati previsti sia in
termini di gestione economica che di ottenimenti di standard qualitativi e quantitativi costituisce causa
di scioglimento del consorzio”.
Quali saranno stati i risultati raggiunti? In particolare quali e quanti corsi sono stati svolti e quante
persone ne hanno usufruito?
Apprendiamo, continuando a leggere il verbale del Consiglio di Amministrazione, che non solo non è
stato raggiunto il 50% dei dati previsti, ma che esiste una posizione debitoria:
Nel corso del triennio di attività del consorzio lo stesso ha maturato una posizione debitoria sia nei
confronti di CSIAF (per un importo, ad oggi, di € 141.065,00), che nei confronti di IBM (per un
importo di € 790.166,00).
Le spiegazioni fornite dal Presidente del Consorzio, che cioè c’è stato “un ritardo nella sottoscrizione
dei relativi contratti di servizio da parte dei due Enti ospedalieri”, non risolve la questione normativa, in
quanto, seguendo l’art. 4 dell’Atto costitutivo, il Consorzio, non avendo ottenuto risultati, si doveva
sciogliere.
A sollecitare la proroga della durata del Consorzio Elisa è stato lo CSIAF con propria delibera del 22
novembre 2007, dove “esprime parere favorevole alla prosecuzione dell’attività consortile in
considerazione del piano finanziario che permetterebbe al consorzio stesso di “adempiere agli obblighi
nei confronti dei fornitori a qualunque titolo, compresi IBM e Csiaf”” (ibidem, p. 61).
Rimangono ancora più sorprendenti le modalità con cui viene prospettato questo risanamento:
In particolare l’Ateneo si dovrebbe impegnare a fornire, al prezzo concordato di € 12.000,00 per anno,
un servizio di piattaforma (ovvero l’insieme degli strumenti tecnologici che vengono utilizzati per
consentire agli utenti la fruizione dei corsi ed agli enti ospedalieri al gestione amministrativa dei
medesimi) per un numero di utenti massimo pari a circa duemila per anno. Da parte loro l’Asl 10 e la
AOUC [= Azienda Ospedaliera-Universitaria Careggi] si dovrebbero impegnare a fornire
rispettivamente il supporto amministrativo per la fruizione dei corsi e il supporto formativo al prezzo
concordato di € 12.000,00 per anno, e ad aderire all’abbonamento di corsi di formazione per mille
loro dipendenti ciascuno al prezzo di € 170,00 per dipendente, per ognuno dei tre anni di (nuova) vita
del consorzio, per un totale di €510mila per l’Azienda sanitaria e quindi per un totale complessivo di
€1.020.000,00” (ibidem, pp. 61-62).
A complicare le cose si aggiunge il fatto che il socio IBM “avrebbe intenzione di recedere dal
consorzio ancor prima della sua naturale scadenza” (ibidem, p. 63). Nella citata delibera del 22
novembre 2007 lo CSIAF afferma che “vi sarebbe un accordo con le suddette aziende sanitarie in base
al quale la quota IBM verrebbe rilevata dall’AOUC e dall’ASL 10 al prezzo di € 30.000,00, mentre il
debito nei confronti della stessa IBM verrebbe trasferito ad una società finanziaria, restando gli oneri
relativi agli interessi a carico della IBM” (ibidem, p. 63).