Dal ’78, anno di istituzione del Servizio sanitario nazionale, al 2008 la spesa sanitaria è cresciuta del 138,3%, il doppio rispetto all’incremento del Pil.
Il dato emerge dal 42esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Nel sistema del Welfare, un paragrafo viene dedicato ai 30 anni del Ssn, un anniversario importante che merita “una riflessione su quanto e come la sanità italiana è cambiata in questo arco di tempo”. L’evolversi delle dinamiche demografiche ed economiche e il continuo avanzare delle tecnologie – sottolinea il Censis – hanno trainato il trasformarsi delle esigenze di salute dei cittadini. E insieme agli interventi nella gestione organizzativa e finanziaria (su tutte l’aziendalizzazione e la regionalizzazione della sanità italiana), questi fenomeni hanno scandito un susseguirsi di momenti di passaggio, culminati con il federalismo. Con la devolution “si apre un nuovo capitolo, una sfida durissima – per il Censis – sulle implicazioni economiche e finanziarie, che dà visibilità a differenziazioni regionali che hanno radici antiche, e allo stesso tempo sembra creare i presupposti per un loro ulteriore aggravamento”.
All’avvio nel 1978 del Ssn, universale e pubblico, ma lento e penalizzato soprattutto dal mancato varo dei Piani sanitari – osserva il rapporto – è seguita negli anni ’80 la mutazione genetica e culturale della domanda, legata al netto miglioramento della salute degli italiani, alla quale risponde però un sistema di offerta con nodi critici sempre più evidenti. Negli anni ’90, prosegue l’analisi del Censis, continua il diffondersi della cultura della salute e si consolida nei cittadini, insieme alla consapevolezza del legame tra benessere e stili di vita e comportamenti preventivi. Sul versante dell’offerta si è trattato di un decennio di forte mutamento organizzativo, soprattutto in termini di razionalizzazione e taglio della spesa, in particolare di quella farmaceutica pubblica. In effetti, le variazioni riscontrate tra il 1994 e il 2004 nella mortalità depurata dalleffetto dell’invecchiamento – rileva il Censis – evidenziano un miglioramento progressivo in tutte le zone del Paese. Emerge però che le situazioni più critiche rimangono collocate al Sud e nelle Isole. E se il sistema, anche nelle zone più disagiate, ha mostrato la capacità sul lungo periodo di adattarsi ai bisogni degli acuti, il cambio di rotta della domanda verso le problematiche legate all’invecchiamento farà sentire il suo peso anche al meridione, rendendo in larga misura insufficienti risposte di sistema non modulate sulle nuove esigenze, conclude l’analisi.