Oltre 17 mila persone uccise dal sistema sanitario inglese ogni anno. Per l’esattezza sono 17.157 i morti che, ad esempio nel 2004, hanno gravato sulla coscienza del Nhs. Stando almeno all’accusa, destinata senz’altro a far discutere, dell’associazione inglese per i diritti dei contribuenti TaxPayers’ Alliance, che si occupa di come il denaro pubblico viene speso nel Regno Unito. E che questa volta ha deciso di accendere i riflettori sul Sistema sanitario nazionale. Così l’agguerrita associazione ha comparato i dati dell’Oms relativi a 5 Paesi europei, confrontando il Regno Unito con Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna. E le cattive notizie, per il Regno di Sua Maestà, non sono mancate. In Inghilterra ci sono oltre 17 mila morti in più l’anno rispetto alla media degli altri Paesi. I ricercatori arruolati dalla TaxPayers’ Alliance hanno utilizzato, come indicatore, la “mortalità suscettibile dell’assistenza sanitaria”, ovvero il numero di decessi in talune condizioni e a una data età che è ragionevolmente possibile scongiurare. Il tasso, nel Regno Unito, è risultato di 135 persone su 100 mila, rispetto a una media di 107. A cavarsela meglio la Francia, con un rapporto di 91 su 100 mila. Proiettando la differenza tra la media dei cinque Paesi e il risultato deludente della Gran Bretagna sull’intera popolazione britannica, il risultato è di 17.157 morti in più, un numero cinque volte superiore a quello che contraddistingue gli incidenti stradali nel Regno Unito. Nonostante siano aumentati i finanziamenti del Nhs durante le amministrazioni Thatcher, Major e Blair, i tassi di mortalità stentano a migliorare. “Migliaia di persone – afferma Matthew Sinclair, del TaxPayers’ Alliance – muoiono ogni anno in Inghilterra perché il servizio sanitario non offre gli stessi standard europei garantiti in altri Paesi del Vecchio Continente”. Il governo si difende: il dipartimento della Salute ci tiene a precisare che “negli ultimi 10 anni sono stati arruolati 100 mila medici e infermieri in più. Gli investimenti e le riforme adottate hanno avuto un impatto significativo sulla sanità pubblica e ci hanno permesso di tagliare le liste d’attesa e migliorare l’accesso dei pazienti a terapie innovative”.