Un primo punto, inquietante, viene dai dati aggiornati al 2008 dello studio Global Burden of Disease 2000: il tasso maggiore di malattia attribuibile all’ipertensione nella popolazione generale si verifica per livelli pressori che potrebbero essere considerati subottimali (valori di pressione sistolica compresi tra 115 e 140 mmHg).
Un altro aspetto topico, non ancora completamente definito, è il riferimento alle linee guida di varie Società nazionali ed internazionali sulla rilevazione domiciliare della pressione. Tutte concordano sulla sua utilità e sulle metodiche, ma non sui valori da considerare normali. Un’alimentazione corretta è determinante nella prevenzione dell’ipertensione, ed un dato non da tutti conosciuto è la relazione inversa tra ipertensione e consumo di latticini a basso contenuto di grassi: è quanto ha dimostrato uno studio prospettico di coorte, condotto su donne di mezza età e anziane. Questa correlazione non si verifica, o è molto attenuata, quando si consumano latticini ad alto contenuto di grassi.
Se lo studio ONTARGET ha dimostrato l’equivalenza dei sartani rispetto agli ACEI (superando le vecchie polemiche sull’aumento dell’infarto con i sartani), ha deluso sull’associazione sartani + ACEI, che non è superiore ai singoli farmaci. Ma l’argomento su un completo blocco del SRA non è chiuso: esistono molti punti da riconsiderare, tanto più che nello studio AVOID l’aggiunta di Aliskiren a dosi piene di Losartan ha ridotto del 20% il valore medio del rapporto tra albumina urinaria e creatinina.
A proposito di associazioni, i dati del trial ACCOMPLISH forniscono due eccellenti opzioni da poter associare a un inibitore del sistema renina-angiotensina: un diuretico o un calcio antagonista o, se necessario, entrambi per i pazienti con un’ipertensione più resistente.
E sempre nell’ipertensione resistente sembra essere molto promettente un nuovo approccio ad una procedura desueta: la simpaticectomia renale effettuata mediante ablazione con radiofrequenza. I dati su questa metodica sono da confermare [AGGIORNAMENTO da HYPERTENSION 2024: La denervazione renale è associata a una riduzione significativa e clinicamente significativa della pressione arteriosa sistolica ambulatoriale sia in studi contemporanei randomizzati e controllati con procedura simulata fino a 36 mesi che in studi osservazionali di coorte fino a 10 anni senza conseguenze avverse sulla funzionalità renale], mentre sul trattare il grande anziano non ci sono più dubbi, come ha dimostrato lo studio HYVET.
Infine un richiamo: i progressi continuano, ma un aspetto preoccupante dello sviluppo delle moderne Linee Guida è la loro crescente complessità, mentre nel mondo reale del trattamento dell’ipertensione vincono la semplicità ed il pragmatismo.
J Am Coll Cardiol 2010;55:65-73
AGGIORNAMENTO 2023
L’effetto di riduzione della pressione arteriosa derivante dalla riduzione del sodio nella dieta era paragonabile a quello di un farmaco antipertensivo di prima linea comunemente usato.
Deepak K. Gupta et al
Effect of Dietary Sodium on Blood Pressure A Crossover Trial
JAMA. 2023;330(23):2258-2266. doi:10.1001/jama.2023.23651
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