è l’efficace commento di Alexander Kutikov, specialista di urologia oncologica del Fox Chase Cancer Center di Philadelphia: ci si riferisce alla sempre più palese evidenza che non tutti i carcinomi della prostata necessitano di cura urgente, la strategia del watchful waiting può esser più sensata dell’intervento (chirurgico, farmacologico, radioterapico).
Diagnosticare un cancro e monitorarlo ma non curarlo: si può fare ed è la cosa migliore, per il paziente – per quello specifico paziente, sia ben chiaro non per tutti – se fatta con ragionevolezza.
L’affermazione va contestualizzata: siamo passati dal tempo dello studio e della valutazione dell’efficacia dello screening di popolazione (dosaggio del PSA a tappeto, per tutti, per  identificare quanto più cancro della prostata e quanto più precocemente possibile) al renderci conto che una quota non marginale di malattia oncologica della prostata meriterebbe di non esser trattata (ovvero del tignoso concetto della sovradiagnosi e del sovratrattamento).
Sia l’American Cancer Society che l’American Urological Association raccomandano che gli uomini debbano discutere i vantaggi e i danni dello screening con i medici per prendere una decisione congiunta: è bene tenere a mente che gli uomini di colore ed una storia familiare di carcinoma della prostata pongono a rischio più elevato di insorgenza di carcinoma prostatico.

Approfondimento su JAMA
David S. Aaronson, MD; Rita F. Redberg, MD, MSc
Use of Prostate-Specific Antigen Testing Is in the Eye of the Beholder
JAMA Intern Med. Published online February 08, 2016. doi:10.1001/jamainternmed.2015.8104