FODMAP è un acronimo, ovviamente inglese, che sta per Fermentable Oligosaccharides (fruttani e galatani) Disaccarides (lattosio) Monosaccharides (fruttosio) And Polyols (alcol-zuccheri)
A seguire un corposo intervento della Dott.ssa Eva Baldini – che ringrazio – su FODMAP e sindrome del colon irritabile.
Al giorno d’oggi sono moltissime le persone che accedono agli ambulatori di nutrizione con problematiche legate al cosiddetto colon irritabile, tanto che la prevalenza nei paesi industrializzati raggiunge circa il 20% della popolazione: le donne sono più colpite degli uomini (rapporto 2:1).
In realtà sotto questo nome relativamente generico si raggruppa un ampio insieme di disturbi intestinali cronici, riferibili appunto al tratto di intestino crasso noto come colon.
Come primo passo è fondamentale fare una distinzione tra quelle che sono le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (denominate MICI), ed una sindrome completamente diversa quale il colon irritabile: se nelle prime abbiamo una vera e propria alterazione dell’anatomia intestinale (Morbo di Crohn, Colite ulcerosa), ciò non avviene in caso di colon irritabile, dove l’anatomia intestinale non presenta alcuna alterazione o anomalia.
Proprio a causa della mancanza di alterazioni strutturali, il colon irritabile rientra nei disturbi funzionali gastrointestinali (Functional Gastrointestinal Disorders – FGD), caratterizzati da una combinazione variabile di sintomi ricorrenti e/o cronici.
La Commissione Roma III ha definito i criteri della diagnosi, comunque per nulla semplice, per almeno due motivi: la mancanza di un test diagnostico specifico e l’aspecificità dei sintomi (si tratta infatti di manifestazioni comuni a tante altre patologie dell’intestino): si può parlare di sindrome del colon irritabile quando i sintomi permangono da almeno 12 settimane, non necessariamente consecutive, e che nei 12 mesi precedenti ci siano stati disagi addominali con almeno tre delle seguenti caratteristiche
- dolore o fastidio addominale che migliora con l’evacuazione
- esordio associato ad un cambiamento di frequenza dell’evacuazione
- esordio associato ad un cambiamento di forma (aspetto) delle feci
La diagnosi è ulteriormente supportata da altri sintomi
- frequenza dell’alvo anormale (più di tre volte al giorno o meno di tre a settimana)
- consistenza delle feci alterata
- disturbi alla defecazione (senso di urgenza, sforzo eccessivo, sensazione di svuotamento incompleto)
- presenza di muco nelle feci
- meteorismo o distensione addominale
Nonostante la grandissima diffusione di questo disturbo, ed i numerosi studi in merito, le vere e proprie cause della sindrome del colon irritabile rimangono un enigma.
Secondo alcune ipotesi più attendibili all’origine della condizione ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l’intestino e muscoli intestinali, che potrebbe evolvere in alcuni dei sintomi tipici (dolore, crampi addominali, stipsi, diarrea, gonfiore, meteorismo…), mentre altre ipotesi puntano il dito contro determinate categorie di alimenti, in particolare i carboidrati, ma anche alcune proteine, come il glutine.
E’ noto che fattori psicologici sono documentati in circa l’80% dei soggetti affetti da colon irritabile (ansia, somatizzazione, depressione), tuttavia non sembra l’unica causa. Vari studi suggeriscono infatti che la flora batterica intestinale possa essere alterata nei soggetti affetti, ed in particolare sono stati evidenziati effetti positivi sul quadro intestinale in seguito alla supplementazione con prebiotici (fibra solubile che rappresenta un substrato per i nostri batteri) o probiotici (microrganismi vivi che si ritrovano nel nostro intestino).
Il primo passo per risolvere il quadro di IBS (Irritable Bowel Syndrome – sindrome del colon irritabile) è sicuramente rappresentato da un’attenzione alla flora batterica intestinale [NdS il cosiddetto microbioma, che oggi va molto di moda], che deve essere in equilibrio e ben nutrita (basti considerare che nel nostro intestino risiedono 1,5 Kg di batteri, di circa 500 specie diverse!); esistono poi varie sostanze fitoterapiche che possono essere di supporto (uno fra tanti l’olio essenziale di menta piperita, che ha la proprietà di rilassare la muscolatura liscia intestinale, di alleviare gli spasmi ed i crampi addominali, normalizzare l’alvo alterno ed agire come carminativo naturale, eliminando meteorismo e flatulenza).
A volte, però, questi interventi non sono sufficienti, e le persone continuano, se pur con frequenza spesso inferiore, a lamentare il disturbo.
Alcuni studi hanno quindi hanno focalizzato l’attenzione sull’alimento stesso come possibile causa di IBS, non a causa di intossicazioni o allergie alimentari, ma di intolleranze, definite come reazioni avverse non tossiche e non immuno-mediate ad alcuni componenti dei cibi (istamina, glutammato, ecc..) o reazioni metaboliche dovute ad alterato assorbimento di alcuni carboidrati (per esempio i FODMAP, appunto).
La dieta FODMAP rappresenta uno, non ovviamente il solo, dei possibili approcci alla sindrome del colon irritabile.
IL RAZIONALE
Gli alimenti contenenti elevate quantità di carboidrati a corta catena hanno la peculiarità di essere poco assorbiti nel piccolo intestino ed una grande abilità di richiamo di acqua (effetto osmotico). Ciò da il via ad un processo di iperfermentazione da parte dei batteri intestinali, che crea i classici sintomi del colon irritabile (tra cui gonfiore e meteorismo, che ad una prima analisi possono risultare aspecifici).
Che cosa succede quando i FODMAP vengono assorbiti nel nostro intestino?
L’ingresso nel piccolo intestino può determinare diarrea e, procedendo nel grosso intestino, possono verificarsi sintomi diversi e fastidiosi, come dolore, eccesso di gas e gonfiore difuso.
Distinguiamo allora quali siano gli alimenti a basso e ad alto contenuto di FODMAP.
FRUTTA A BASSO CONTENUTO DI FODMAP
Agrumi (arance, mandarini, clementini, lime, lImoni, pompelmo)
Ananas
Frutti di bosco
Kiwi
Litchi
Frutto della Passione
Melone
Papaya
Rabarbaro
Uva
FRUTTA AD ALTO CONTENUTO DI FODMAP
Albicocche
Anguria
Avocado
Cachi
Ciliegie
Datteri
Fichi
Frutta Secca
Mango
Mele
More
Pere
Pesche
Pesche Noci
Prugne e prugne essiccate
Succhi di frutta
CEREALI A BASSO CONTENUTO DI FODMAP (cereali, pasta, pane, crackers…)
Avena
Grano Saraceno
Mais
Amaranto
Miglio
Quinoa
Riso
Sorgo
Tapioca
Teff
CEREALI AD ALTO CONTENUTO DI FODMAP
Cereali da colazione a base di grano, orzo e segale
Orzo
Pane, pasta, farina, cous-cous a base di grano comune
Pane, pasta, farina, cous-cous a base di grano Kamut
Pane, pasta, farina, cous-cous a base di segale
ORTAGGI A BASSO CONTENUTO DI FODMAP
Bietole
Broccoli
Carote
Castagne
Cavoletti di Bruxelles (da assumere in piccole quantità)
Cavolo Verza (da assumere in piccole quantità)
Cetrioli
Erbe aromatiche (tutte, senza limitazioni)
Fagiolini
Finocchi
Germogli di soia
Indivia belga e Lattuga (tutti i tipi)
Mais
Melanzane
Patate
Peperoni
Piselli
Pomodori
Rape
Ravanelli
Sedano
Sedano Rapa
Spinaci
Zenzero
Zucca (tutti i tipi, esclusa la zucca trombetta)
Zucchine
ORTAGGI AD ALTO CONTENUTO DI FODMAP
Aglio
Asparagi
Barbabietole rosse
Carciofi
Cavolfiore
Cipolle
Funghi
Funghi essiccati
Porri
Taccole
Topinambur
Zucca Trombetta
FONTI PROTEICHE A BASSO CONTENUTO DI FODMAP
Carni bianche
Carni rosse
Pesce
Frutti di mare
Crostacei
Seitan
Tempeh
Tofu
Uova
Noci, nocciole, arachidi, mandorle, pinoli, semi di chia, semi di zucca, semi di lino, semi di sesamo e semi di girasole
FONTI PROTEICHE AD ALTO CONTENUTO DI FODMAP
Piatti di carne e pesce preparati con brodi e salse.
Ceci secchi
Edamame
Fave
Lenticchie
Piselli
Fagioli
Anacardi
Pistacchi
LATTE E LATTICINI A BASSO CONTENUTO DI FODMAP
Latti vegetali (canapa, mandorle, cocco, riso)
Latte senza lattosio
Yogurt senza lattosio
Gelato senza lattosio
Formaggi stagionati – da assumere comunque con moderazione (parmigiano, pecorino stagionato, grana)
LATTE E LATTICINI AD ALTO CONTENUTO DI FODMAP
Formaggi freschi
Formaggi a pasta molle
Gelato
Kefir
Latte condensato
Latte di mucca, capra e pecora
Latte di soia
I condimenti come olio, aceto, spezie, burro, concentrato di pomodoro, olive, senape, margarina, ecc… sono a basso contenuto di FODMAP, e quindi possono essere impiegati, per quanto sia opportuno consumarli con moderazione.
Le bevande come acqua, birra (latina piccola), caffè, the, tisane e vino (sempre in quantità moderata, ad esclusione di vini dolci e liquorosi che devono essere completamente evitati) possono essere assunte. Sono invece da evitare (come già espresso in tabella) i succhi di frutta.
Per dolcificare è possibile assumere zucchero, zucchero di canna, sciroppo d’acero, mentre sono da evitare miele, melassa e sciroppo d’agave.
COME SI ARTICOLA LA DIETA FODMAP?
Nella fase iniziale è opportuno eliminare gli alimenti ad alto contenuto di FODMAP per almeno quattro/sei settimane (dieta di esclusione completa).
Nella maggior parte dei casi i miglioramenti sono visibili già nella prima settimana di dieta.
Una volta che il quadro intestinale risulti corretto si procede ad una graduale reintroduzione degli alimenti ad alto contenuto di FODMAP.
Si reintroduce un alimento appartenente a ciascun gruppo ogni settimana (schema a quantità incrementanti), valutando attentamente la reazione individuale.
In caso si verifichi una reazione avversa è opportuno fermare la reintroduzione dei FODMAP per due settimane, di modo da permettere all’intestino di tornare ad uno stato non infiammato.
Si procede quindi gradualmente alla reintroduzione, e ciò permette di identificare quale o quali dei FODMAP siano effettivamente responsabili del quadro di intestino irritabile: di norma se ne arrivano ad identificare tra 1 e 4 diversi, che permarranno esclusi dal regime alimentare ordinario portando, se non intervengono altri fatori, ad una permanenza di un quadro intestinale stabile.
Dott.ssa Eva Baldini
Biologa Nutrizionista presso Firenze, Prato, Borgo San Lorenzo
Tel: +39 340 2845838
baldinieva@gmail.com