capisco che avrò a visita un signore che conosco: lo conosco per (suo) lavoro, nel senso che frequento un posto in cui lavora lui; so anche che abita nei pressi di casa mia, mi sa però che non ha idea di quel che faccio io di lavoro e quindi non sospetta che sarò io che, per la prima volta (nel suo caso), andrò a conoscere recessi (suoi) finora inesplorati.
Non è facile gestire l’imbarazzo di chi ti trova per strada e ti saluta, per cortesia di buon vicinato, e poi si ritrova il (mio) dito su per il (suo) sedere: per me è lavoro, democraticamente uguale per tutti, ma chi è oggetto di tali attenzioni, per di più da parte di un conoscente, può magari trovarsi un pò spiazzato.
Le mie supposizioni appaiono confermate dalla sua espressione quando apro la porta e lo chiamo a visita . . .
Si chiacchiera, si discute delle varie problematiche che lo portano a visita (l’esame risulterà sostanzialmente negativo, il che aiuta parecchio) effettuo l’esame anche nella sua parte più indiscreta (valutazione della prostata mediante esplorazione digitale rettale prima e con sonda endorettale poi) e si conclude, tra gran sorrisi, con un lei è un angelo e la promessa di eterna gratitudine il che mi fa immaginare che in qualche modo ho superato la prova . . .