Vi ricorderete che siamo stati ai massimi livelli mondiali: il Sistema Sanitario Nazionale SSN italiano era – dati OMS/WHO – al II posto al mondo.
Si tratta di una valutazione che, poi, negli anni seguenti non è più stata effettuata.
Nonostante i segnali di decadimento, restiamo, nel mondo, ai massimi livelli – piazzati molto meglio degli USA o della Gran Bretagna che tanti, che evidentemente non si rendono ben conto di come stanno le cose, immaginano come paradigma di efficienza . . . .
La multinazionale della comunicazione americana Bloomberg ha stilato la classifica dei Paesi con i sistemi sanitari più efficienti: l’Italia, nella classifica guidata da Hong Kong, Singapore e Giappone, è sesta (seconda in Europa solo alla Spagna).
Ogni paese (48 quelli presi in esame) è stato classificato in base a tre criteri : la speranza di vita (60 %), il costo della sanità in percentuale sul Pil (30 %) e in assoluto il costo pro capite per l’assistenza sanitaria (10 %) che comprende i servizi di prevenzione e cura della salute, la pianificazione familiare, attività di nutrizione e gli aiuti di emergenza. I paesi sono stati misurati su ogni criterio ed i punteggi sono stati ponderati e sommati per ottenere i loro valori di efficienza. Nella classifica sono inclusi paesi con popolazione di almeno cinque milioni di abitanti, il PIL pro capite di almeno 5.000 dollari e l’aspettativa di vita di almeno 70 anni. L’elaborazione è effettuata su dati World Bank, International Monetary Fund, World Health Organization, Hong Kong Department of Health.
Tornando alla classifica sorprende il 46° posto degli Stati Uniti, preceduti da Iran (45°), Cuba (al 28° posto) e Libia (sorprendentemente all’undicesimo posto).
Guardando all’Europa la Svezia è al decimo posto, l’Inghilterra al 14° e la Francia al diciannovesimo.
Da notare come Grecia e Germania occupino il 30° posto.
Il fattore unificante sembra essere uno stretto controllo del governo su un sistema universale (che può assumere varie forme) un fatto evidente nei primi tre sistemi sanitari più efficienti al mondo : Hong Kong, Singapore e Giappone. Al terzo posto nella lista di Bloomberg, il sistema giapponese prevede l’assistenza sanitaria universale, con la partecipazione obbligatoria finanziata da imposte sui salari versati dal datore di lavoro e dipendente, o premi in base al reddito per i lavoratori autonomi. È richiesta anche l’assistenza a lungo termine per coloro di età superiore a 40 anni. Il Giappone controlla i costi fissando tariffe per tutto, dai farmaci alle procedure, eliminando così la concorrenza tra i fornitori di assicurazione. Mentre la maggior parte degli ospedali del paese sono di proprietà e gestione privata, il governo attua norme intelligenti per garantire che il sistema rimanga universale ed egualitario.
Il sistema di assistenza sanitaria di Singapore è in gran parte finanziato da contributi individuali, ed è spesso salutato dai conservatori come un faro di responsabilità personale. Ma, come il conservatore David Frum nota il sistema è effettivamente alimentato dalla mano invisibile del settore pubblico: gli individui sono tenuti a contribuire con una percentuale del loro stipendio mensile in base all’età a un fondo personale per pagare per i trattamenti e le spese ospedaliere. Inoltre, il governo fornisce una rete di sicurezza per coprire le spese per le quali i risparmi personali sono inadeguati. La sanità privata svolge ancora un ruolo nel sistema di Singapore, ma in secondo piano rispetto alle offerte del pubblico, che vantano la maggior parte dei medici, infermieri, e le procedure eseguite.
Nonostante sia considerato da alcuni come avere l’economia più libera del mondo, il sistema di assistenza sanitaria universale di Hong Kong prevede la partecipazione del governo in modo pesante. La medicina pubblica è vista come la “pietra angolare” del sistema. Gli ospedali pubblici sono scelti dal 90 per cento dei cittadini, mentre le numerose opzioni private sono per lo più utilizzati dai ricchi. Tutta questa attenzione del governo non sta prendendo molto più di un morso della vivace economia dello Stato. Secondo Bloomberg, Hong Kong spende solo il 3,8 per cento del PIL per l’assistenza sanitaria pro capite.
Potete consultare la graduatoria sul sito di Bloomberg.