arrivo a lavorare ed il primo della lista non si presenta: il problema delle attese per effettuare esami diagnostici è ben noto, poco si parla dei tanti (fate il calcolo: su centinaia di ambulatori operativi se uno/due pazienti ad ambulatorio al giorno non si presentano quanti posti vanno persi per utenti che magari avevano realmente bisogno di effettuare l’esame?) assenti che occupano posti per prestazioni che non vengono poi erogate . . .
Faccio qualche esame, l’ultimo che esce è molto contento: grazie, grazie, anche mia moglie ha fatto l’esame con lei ed è rimasta molto contenta etc etc
Immediatamente dopo si presenta alla porta una signora, entra e si qualifica: è l’assente, ovvero ritardataria che arriva con calma.
Ha l’esenzione (in effetti ce l’ha, ma non è valida: il medico che ha richiesto l’esame non ha barrato la casella dell’esenzione, non ha l’attestato rilasciato dalla ASL che fa fede – ha il certificato dell’istituto che attesta essere esente. Tortuoso ma definito il percorso da fare, qualche volta m’è capitato di comunicare al paziente che aveva diritto ma che – non essendo stato istruito a riguardo – aveva pagato tanti esami che la regione avrebbe concesso gratuitamente) ma non posso procedere per le restrizioni procedurali imposte dalla direzione (che segue le indicazioni della regione, sia ben chiaro).
E lei sbotta: ma in un altro istituto me l’hanno fatta!
Ed io, che ci posso fare ? Se qui funziona così, che vuoi da me ?
E mi chiedo: forse – siccome è la TUA salute – puoi fare comunque l’esame pagando il ticket e magari chiederai il rimborso successivamente, se dovuto ?
Vale la pena risparmiare 36,15 euro se è in ballo la tua salute ?
Evidentemente si, s’arrabbia e se ne va.
Ovviamente non si scusa per il ritardo: arrivo quando mi pare, in comodo ritardo, e nemmeno mi passa per l’anticamera di chiedere scusa (soprattutto per tutti gli altri utenti, gente forse bisognosa come te, che potrebbe entrare in ritardo a causa del tuo ritardo) e faccio polemica per 36 euro (!).