I leader dei sindacati della dirigenza medica, in rappresentanza dei 130 mila camici bianchi dirigenti del Ssn, si sono dati appuntamento davanti all’ospedale San Camillo di Roma. Tutti in riga e uniti sotto uno striscione eloquente: Cattiva politica e amministratori incapaci e affaristi stanno distruggendo la sanità pubblica. Fermiamoli!.
Le sigle sindacali denunciano un quadro drammatico:
– nessuna risposta alle esigenze dei cittadini e degli operatori;
– nessun progetto per l’ammodernamento e la messa in sicurezza del Ssn;
– risorse ancora inadeguate;
– nuovi tagli di posti letto ospedalieri, che saranno 10 mila in meno, e del personale;
– nessuna risposta alla piaga delle liste d’attesa, che le Regioni scaricano sui medici;
– aumento delle denunce e degli scandali che mostrano una connivenza sempre più diffusa fra sanità e malaffare.
“Ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità. Noi medici ce le prendiamo sempre”, è l’appello del segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Lusenti. “C’è un problema cronico di risorse, c’è un problema di precariato che è ormai intollerabile all’interno degli ospedali. E ancora – aggiunge – c’è un problema di leggi non approvate: una su tutte quella sul rischio clinico. Senza considerare che negli ultimi dieci anni più autonomia alle Regioni ha voluto dire un peggioramento della qualità del Ssn“.
Per Lusenti, c’è una classe politica e amministrativa a livello regionale che “non è all’altezza di governare questo servizio decisivo per la qualità civile di un Paese. Noi denunciamo e lamentiamo tutto questo, ma continuiamo a fare il nostro lavoro, mettendoci al servizio dei cittadini”. A porre l’accento sulle disparità dei servizi sanitari offerti sul territorio italiano è il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza. “Vogliamo – sottolinea – che siano garantiti livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini, a prescindere dalla loro residenza”. Riguardo poi allo scetticismo che serpeggia tra i cittadini, nei confronti della sanità pubblica, il numero uno della Fp Cgil medici sembra avere le idee chiare. “Si parla troppo di errori sanitari pensando che siano una realtà generalizzata. Ma non è così. Gli errori sono qualche migliaio a fronte di oltre 36 milioni di prestazioni che ogni anno si fanno negli ospedali. E’ chiaro, però – conclude Cozza – che chi sbaglia deve pagare, dal manager ai medici”.
A difesa del Servizio sanitario nazionale anche il presidente della Cimo-Asmd, Riccardo Cassi, che non vuole sentir parlare di sanità privata migliore di quella pubblica. “Non è vero – spiega – che funziona meglio il settore privato. Il pubblico funziona bene, ci sono centri di eccellenza in tutta Italia. Il sistema sanitario si sul servizio pubblico ed è questo – sottolinea Cassi – che deve essere privilegiato da parte delle Regioni. Poi è chiaro – conclude – che ci sono strutture private che funzionano benissimo”.
Prossimi appuntamenti della ‘vertenza salute’, due manifestazioni: il 4 febbraio a Napoli e il 16 a Milano.
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