Mi sorprende sempre, dopo tanti anni, sentire questa espressione: pazienti con una storia clinica importante, spesso con malattie oncologiche, che rispondono così quando chiedo loro di mostrarmi la documentazione dei precedenti esami e degli eventuali interventi chirurgici.
Mi verrebbe da pensare, in primis, che sono distratti e che non si preoccupano minimanente di prendersi carico in prima persona, per quel poco che è di loro pertinenza, della loro salute.
Poi, a mente fredda, mi vien da pensare che forse è in parte anche colpa nostra ……
Che se noi (medici) parlassimo di più, provassimo a spiegar meglio, in tanti casi non si percepirebbe questo senso di sciatteria, di approssimazione, di mancanza di precisione nell’attività professionale.
Passavo dal blog di Nelli quando ho pensato di venire a vedere questo blog, a parte la musica jazz ed il film ‘Le conseguenze dell’amore’, che sono i miei preferiti.
Io ho una malattia ereditaria ed il modo in cui spesso i medici si comportano non mi piace affatto, credo che la medicina tradizionale (o forse i medici) spesso siano poco sensibili e si afforntino tanti temi con poca profondità, cercando di tappare i buchi, più che provando di andare alla radice del problema. Non mi piace generalizzare, però la tendenza ho percepito sia sempre quella, sarebbe però molto lungo spiegare tutto.
Scusa gli errori non avevo riletto
diciamo che c’è medico e medico e c’è paziente e paziente ….
sono convinto che se un medico diventasse paziente (sul serio, senza raccomandazioni nè corsie preferenziali come spesso accade) per un giorno potrebbe esser un ottimo punto di partenza per capir meglio le esigenze del paziente …
Vedo che in questo post, Lei dottore, è daccordo con noi pazienti.
cara Giulia
io lavoro come medico e – di base – mi considero dalla parte dei pazienti
Non potrei fare il mio lavoro, a tempo pieno come lo faccio, senza considerarmi uno che fa quel che fa propaziente . . . .
Mi spiace che lei sia così prevenuta contro i medici (tutti, di default)