Mi è tornato in mente perchè ho appena finito di leggere un libro-capolavoro, una sintesi eccellente di graphic novel e foto vere: Emanuel Guibert racconta il viaggio del fotogiornalista Didier Lefèvre in Afghanistan, al tempo dell’invasione sovietica.
Il libro è stupendo, avvincente, ti cala completamente nella realtà che ha vissuto il reporter (e che vivono, tuttora, gli operatori delle ONG – Medecin sans Frontieres nello specifico) nell’accompagnare un’equipe di medici che viaggiava per raggiungere l’ospedale afghano in cui avrebbe lavorato a lungo.
Ebbene il ragazzino, pacatamente, narra che da bambino, ad un certo punto, non ha più camminato.
Per qualche anno.
Poi è guarito, a vederlo ora è un giovane normale, senza apparenti problemi; va via, tra l’altro, con i miei sinceri complimenti per la sua padronanza dell’italiano.
Perchè l’elicottero civile che mi girava sulla testa, tornando verso casa, mi ha fatto pensare al mio giovane paziente afghano ?
Leggete il libro, e capirete . . .
se volete un indizio, eccovelo
E se volete leggere un’altra, profonda, riflessione riguardo agli interventi umanitari o le missioni di pace, cliccate qui