La Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, istituita nel 2008, dopo il terremoto dell’Aquila, sotto la presidenza del senatore del Partito Democratico,Ignazio Marino, ha effettuato 57 sopralluoghi sul territorio nazionale.
Delle 200 strutture controllate, tre su quattro presentano gravi carenze: «se si verificasse un terremoto particolarmente violento – si legge nel documento – con magnitudo superiore a 6,2-6,3, il 75 per cento degli edifici che sono stati verificati crollerebbe». La relazione riporta una stima degli edifici ospedalieri che richiedono interventi e che, data la loro collocazione in zone ad alto rischio sismico, dovrebbero essere dei punti di riferimento per eventuali emergenze: sarebbero almeno 500. Si tratta di «strutture distribuite soprattutto lungo l’arco appenninico, nella zona dell’Italia centrale ma soprattutto meridionale, in particolare in Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia».