In particolare, secondo i dati raccolti in una cittadina del Texas dove sono stati registrati e osservati i 1.247 casi di ictus verificatisi tra il 2000 e il 2003, ogni punto vendita delle più famose catena di fast-food in una zona aumenta dell’1 per cento il rischio di un evento cardiovascolare per la popolazione circostante. Il legame tra numero di fast food in circolazione e tasso di ictus è sia diretto che indiretto e dimostra, statisticamente, che queste catene del cibo veloce si accompagnano frequentemente a stili di vita frenetici e abitudini errate, anche quando il rapporto causale non è diretto. Senza contare che anche la persona più salutista del mondo, vivendo attorniato dai fast food sarà sicuramente più propenso a cadere in tentazione.
E a proposito di cattive regole di vita è da segnalare anche uno studio britannico parallelo sul rischio di ictus e infarti che sottolinea come consuetudini sbagliate e pessimi vizi duplichino la possibilità di attacchi. I ricercatori dell’Università dell’East Anglia hanno monitorato un campione di 20 mila persone tra i 40 e i 79 anni dieta, isolando altre variabili che possono influire sulla salute, quantificando il rapporto, ovviamente molto stretto, che esiste tra vizi da una parte e ictus e infarti dall’altra. Chi beve, fuma, fa una vita sedentaria e mangia disordinatamente ha 2,3 possibilità in più di avere un problema cardiovascolare in più rispetto a chi conduce un’esistenza regolare.