Il decreto del ministro Brunetta sulle certificazioni on line ha fatto tornare la memoria a tutti: il 28 novembre 2009 scade il termine entro il quale tutti i medici (così come gli altri professionisti iscritti in albi ed elenchi, dagli avvocati ai giornalisti) devono dotarsi di indirizzo di Posta elettronica certificata Pec.
Così infatti disponeva la legge 2/2009 (il testo di conversione del decreto anticrisi, in Gazzetta ufficiale il 28 gennaio) nello sforzo di accelerare il processo di digitalizzazione dell’amministrazione pubblica. La Pec, infatti, è un sistema di corrispondenza via e-mail che certifica identità del mittente e data di invio; in soldoni, la Pec starebbe alla posta elettronica così come una lettera ordinaria sta a una raccomandata con ricevuta di ritorno. Nonostante le premesse (e la promessa del ministro Brunetta di far passare dalla Pec gran parte della corrispondenza ufficiale tra medici e amministrazione sanitaria), finora non sono molti i curanti che si sono dotati di Posta certificata (il cui indirizzo, tra l’altro, andrebbe comunicato all’Ordine provinciale di appartenenza). Anche per questo, la Fnomceo ha già inviato al ministro Brunetta una richiesta di proroga: «Servirebbe un anno, basterebbero anche alcuni mesi. Il fatto è che ancora non è chiaro che cosa oggi offra il mercato e a quali condizioni (NdS per quello che ho visto in giro l’offerta di poste italiane è la più conveniente, l’elenco ufficiale dei provider attualmente in regola che possono offrire il servizio PEC è sul sito CNIPA): serve tempo per consentire ai medici di informarsi e decidere con calma». Dal canto suo, Fnomceo ha accantonato definitivamente l’idea di convenzionarsi con un provider per offrire gratuitamente ai propri iscritti una casella certificata: «Troppo complicata l’operazione e troppo onerosa» è il commento di Peperoni.
In attesa che Brunetta decida sulla richiesta di rinvio (in programma un incontro tra Ministro e Ordine giovedì a Roma), il progetto Pec continua a far discutere, medici e addetti ai lavori: per cominciare, la Pec è un’originalità tutta italiana, perché nel resto d’Europa tutti si sono orientati sui cosiddetti certificati digitali, firme elettroniche apponibili direttamente dal software di posta elettronica installato sul computer anziché da certificati di sicurezza esterni, come avviene con la Pec.
Ma il dato più interessante arriva dall’Indagine conoscitiva sull’informatizzazione della Pubblica amministrazione italiana, diffusa a inizio ottobre dallo stesso ministro Brunetta: solo il 34% degli enti locali dispone di Posta elettronica certificata, nonostante per loro l’obbligo sia in vigore dal gennaio del 2006.