questa cosa di “benigno” m’ha impressionato

la paziente resta come paralizzata, stupefatta: le ho comunicato che ci sono accumuli di colesterolo alle pareti colecistiche aggiungendo e sottolineando irrilevanti, non significativi, benigni.
Ma la reazione è di stupor, resta immobile con lo sguardo attonito come se le avessi appena comunicato che ha un tumore con le metastasi e forse non arriva a domani.
Sa com’è dottore, questa cosa di benigno m’ha impressionato!
E m’interrogo: quel’è il modo per superare il blocco comunicativo?
Come fare in modo che il paziente t’ascolti (tanti, presi dalla loro ansia che nel 99% è immotivata, non ti ascoltano in nessun modo; hanno sentito quel che vogliono e per il resto staccano la comunicazione) e devi ripetere, ossessivamente, va tutto bene, non significativo, irrilevante.

Un’altra signora che ho visitato nella stessa giornata m’asfissia (letteralmente) con le sue cisti epatiche; non riesco a capire come mai non si renda conto che forse dovrebbe preoccuparsi delle eventuali metastasi (viene a visita per sorveglianza periodica di carcinoma mammario) che potrei trovare (ma non trovo) ed invece è preoccupatissima per le cisti (benigne, in genere non danno problemi, anche se voluminose come le sue): le comunico – ripetutamente – che sono invariate, non crescono e lei continua a chiedermi se è peggiorata, se sono pericolose.
Non un cenno al reale pericolo di vita, che non sembra interessarle più di tanto: la malattia tumorale si è estesa ad altri organi?
Una gran fatica, soprattutto quando devi impiegare tante energie per tranquillizzare il paziente che non ha nulla (e se avessi dovuto dire maligno?). . .

2 commenti su “questa cosa di “benigno” m’ha impressionato

  1. “Una gran fatica, soprattutto quando devi impiegare tante energie per tranquillizzare il paziente che non ha nulla (e se avessi dovuto dire maligno?). . .”
    povero dottore , cambi lavoro e vedrà cosa vuol dire gran fatica…
    ma non è lei che forse ha problemi di comunicazione?

    Se parlare con i pazienti le costa tanta fatica, cambi lavoro! quella del medico dovrebbe essere una “vocazione”, altrimenti le consiglio di fare il programmatore , così dovrà confrontarsi solo con il suo computer.

  2. Caro Giuseppe
    immagino che Lei abbia anni di frequentazione di ambulatori e di reparti, costante, quotidiana e che conosca perfettamente la realtà in cui mediamente lavora un medico del SSN come me; probabilmente non è mai stato visitato da me ma comunque ha emesso la sua sentenza . . .

    Se si fosse sforzato di legger qualche articolo in più del mio blog, prima di emettere la sua sentenza, saprebbe che il programmatore l’ho anche fatto (e devo dir la verità con ottimi riscontri da parte dell’utenza): anche quest’esperienza non mi manca, potrei pensarci seriamente
    🙂

    E per il resto, considerato quel che pagano il lavoro professionalizzato del medico fa proprio bene a considerarci missionari: io continuerò comunque a considerarmi un professionista che, contrariamente ai missionari, ha dovuto studiare 11 anni (6 di laurea, 5 di specializzazione), sostenere oltre 40 esami, sborsare migliaia di euro di tasse di iscrizione e libri e corsi di aggiornamento oltre a dover pagare centinaia di euro all’anno per l’assicurazione per il rischio professionale (le è mai giunto all’orecchio che ci denunciano, noi missionari, spesso senza motivo ?).

    Ogni commento – se non offensivo – è comunque ben gradito, continui a seguire il mio blog e se le va, a commentare

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