La Regione Toscana introduce una scheda che ogni medico dovrà compilare quando prescrive la risonanza magnetica per spiegare come mai ritiene necessario questo esame. «Quella scheda è lunga, ci vogliono venti minuti per riempirla – tuona Mauro Ucci del sindacato Fimmg – Così finiamo per diventare dei passacarte visto che di solito le risonanze vengono consigliate da specialisti ospedalieri, che però quasi sempre non fanno la ricetta e mandano i pazienti da noi». La riforma destinata a migliorare la situazione delle risonanze è stata deliberata dalla giunta regionale all´inizio di agosto e prevede un maggiore controllo sulla appropriatezza delle richieste (tra l´altro costringendo i medici a spiegare bene perché richiedono l´esame) ma anche l´acquisto di apparecchiature, l´eventuale assunzione di personale dove ce ne fosse bisogno e un utilizzo più intenso delle macchine già funzionanti nelle strutture pubbliche (cosa che nel privato già accade). Tra il 2001 e il 2007 in Toscana la richiesta di risonanze magnetiche si è impennata, toccando anche aumenti di 10 punti percentuali all´anno: solo a Firenze nell´ultimo periodo la Asl ha avuto 120 richieste al giorno. A trainare l´incremento sono stati gli esami muscoloscheletrici – cioè a ginocchia, spalle, colonna vertebrale – molto spesso valutati a posteriori (NdS facile dire a posteriori, quando si sono escluse patologie rilevanti grazie a quell’esame, che non era importante farlo!) non necessari. Questo tipo di accertamenti, che possono essere fatti con altri strumenti diagnostici, sono andati ad allungare le liste di attesa, a scapito di quelli che dovrebbero avere risposte rapide, come ad esempio quelli alla testa. Così si è deciso di introdurre la scheda. Il medico che prescrive l´esame deve motivare come mai è necessario farlo. Si vuole evitare che finisca a rimpolpare la lista d´attesa, ad esempio, il settantenne con il dolore al ginocchio. Le linee guida internazionali dicono infatti che nel 99% dei casi del genere si tratta di artrosi e basta una lastra per diagnosticarla. Per quanto riguardo la colonna vertebrale, una lastra e una tac (NdS ma la TAC, soprattutto quelle moderne multistrato, eroga alte dose di radiazioni ionizzanti) danno gli stessi esiti della risonanza. «Il problema non siamo noi – dice Ucci – ma gli specialisti degli ospedali. Sono loro, soprattutto gli ortopedici ma non solo, che richiedono la maggior parte delle risonanze. I pazienti tornano da nei nostri studi con i foglietti bianchi compilati dai colleghi e a noi tocca prescrivere, passando per quelli che fanno proposte di esami inappropriati. Dovrebbero compilarla loro quella scheda. Ci vogliono 20 minuti per farlo, tempo tolto alle visite e all´assistenza dei pazienti». Nella delibera si invitano le aziende a preparare un piano per le risonanze, con eventuali richieste di assunzioni, e di usare le macchine al massimo, facendo almeno 6 mila esami con ciascuna ogni anno. Una ricerca fatta alcuni mesi fa aveva rivelato che in molte asl si è ancora lontani da quel numero, mentre molti privati convenzionati lo raggiungono tranquillamente.
di Michele Bocci da a la Repubblica Firenze