diciamo che lo so com’è, le scrivo io 🙂
Visito una paziente prossima ai cinquant’anni, che ovviamente si presenza senza alcuna documentazione.
Il controllo è stato disposto dal medico – riferisce – per controllare una cisti renale (controllo in archivio, fortunatamente l’ha fatto qui in precedenza, trovo un riscontro oggettivo a quanto riferisce).
Effettuo l’esame trovo altre piccole cose, banalità non meritevoli di approfondimento, consiglio un controllo a distanza, anche un anno può andar bene.
Ma la paziente va nel pallone, per almeno tre volte ripeto il ritornello (stia tranquilla, non si preoccupi, nulla di significativo) ma vedo chiaramente che non c’è dialogo, non mi sente, è tutta presa dalla sua apprensione.
La mando via consigliandole di farsi rassicurare anche dal suo medico curante, uscendo incontro la figlia (che l’ha accompagnata ma che non è entrata in sala mentre visitavo) e le ripeto quanto già detto alla mamma: la tranquillizzi etc etc
E lei afferma: sa com’è, quando si legge certe cose !
Ed io: si leggono certe cose, si chiede, il medico spiega, rispiega e lo ripete anche una terza volta, a quel punto bisognerà anche abbandonare le (inutili) apprensioni . . . .
Difficile comunicare con certe persone, a volte sembra di riuscirci, a volte invece il senso di fallimento è proprio ineludibile . . . .