Dopo la allarmante notizia dell’influenza killer (sto cedendo anch’io all’allarmismo?) riprendo un articolo del corriere della sera per una riflessione sulla gravità del fenomeno, sui costi per la collettività e su come sia una responsabilità personale – nei confronti dello Stato (quindi di noi stessi) – avere un comportamento resposanbile e sicuro alla guida.
Molti se non tutti i cinquanta Stati americani si accingono a limitare o vietare l’invio di sms, messaggi telefonici al cellulare, mentre si è alla guida di un veicolo, o si attraversa la strada in pieno traffico, o anche solo si cammina sul marciapiede. Los Angeles lo vietò ai guidatori di veicoli pubblici, dagli autobus ai bus, all’inizio dello scorso anno, e la California lo ha vietato temporagravità deneamente dallo scorso lunedì, dopo che uno scontro ferroviario ha causato 25 morti: dalle indagini della polizia, lo scontro avvenne perché il macchinista stava inviando sms. Secondo il ministero dei trasporti, i messaggi ai cellulari di chi è al volante causano ormai più incidenti mortali delle telefonate. La Wireless association quantifica l’uso degli sms in America: in media sono 357 a testa al mese contro 204 chiamate (per i ragazzi dai 13 ai 18 anni – e in molti Stati americani si prende la patente a 16 – la media mensile degli sms è addirittura di 1.742). Rileva inoltre che la distrazione dovuta ai messaggi per chi è al volante è molto superiore a quella dovuta alle telefonate. La polizia e gli ospedali si dicono d’accordo: a New York, qualche mese fa, essa causò la morte di 5 ragazze, e a Filadelfia di 3. La Verizon, uno dei giganti dei telefonini, offre agli utenti la possibilità di bloccare gli sms in certi momenti della giornata: «E’ questione di buonsenso» dichiara un portavoce «chi guida deve concentrarsi». Gli sms (da short message service, servizio di messaggi brevi) decollarono dapprima in Giappone, perché meno costosi delle chiamate, e dilagarono poi in tutto il mondo, Italia in testa. Negli ultimi tre anni, sono divenuti una piaga globale: in America, con 300 milioni circa di abitanti: lo scorso giugno ne furono registrati 75 miliardi, dieci volte tanto che nel giugno del 2005. Paul Saffo, un ricercatore che li ha studiati per un anno, sostiene che riducono temporaneamente del 10 per cento l’IQ o quoziente d’intelligenza di chi li usa. Sono un pericolo pubblico, ha scritto il New York times, osservando che le persone sbattono persino l’una contro l’altra sui marciapiedi, e non vedono gli ostacoli.