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sua maestà, il Cellulare

visito un paziente giovane (per l’età media del paziente che afferisce agli ambulatori) che ha subito, alcuni anni fa, un importante intervento chirurgico quale tentativo di arginare la patologia oncologica nota da tempo. Siamo ancora qui, a distanza di molti anni, a testimonianza della buona scelta terapeutica . . .
E’ intuibile la tensione che regna in stanza, ogni controllo potrebbe esser quello buono, chi può realmente dire se è guarito o se invece la recidiva sta covando, subdola, nascosta in attesa di riapparire a distanza di tempo ?

La moglie, che lo accompagna e che è parte attiva nella ricostruzione della storia clinica, mi chiede – mentre sto ancora lavorando, in corso d’opera e quindi soggetto a correzione eventuale se dovessi riscontrare qualcosa successivamente – come va? E’ un classico, pochi riescono ad attender la fine, bisogna sapere, subito, quanto prima: siamo o non siamo la civiltà della fretta ?

DIVIETO DI CELLULARE ?

Ma su questo vissuto di tensione emotiva – assolutamente logica e comprensibile – s’inserisce lui, Sua Maestà il Cellulare: nonostante abbia messo un bel cartello (spegnere il cellulare prima di entrare in stanza, please!) squilla il cellulare della moglie che risponde e si mette a parlare in stanza.
Improvvisamente dimentica ogni preoccupazione, nemmeno le viene in mente di dire sono a visita, ti richiamo dopo nè tantomeno – educatamente – di uscire ed andare a parlare fuori stanza: deve rispondere subito, mentre continuo a visitare suo marito viene istantaneamente trasportata in un altra dimensione.

Ma che danni farà, ‘sto cellulare, alla nostra capacità di dedicare attenzione, di esser concentrati su ciò di importante che si sta facendo ?

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'

View Comments (9)

  • Sto pensando se sia più grave dover affiggere un cartello in cui si chiede di spengere il cellulare durante una visita perché non è ovvio e rispettoso il doverlo fare, o il ritenere di dover sempre essere in onda per poter rispondere a chi ci cerca, anche durante momenti in cui fosse solo la concentrazione su quello che sta accadendo è importante.

    • domanda a cui non ho risposta
      in questo post semplicemente riflettevo sul potere enorme dell'oggettino in questione: sono preoccupato etc etc ma squilla il cellulare e tutta la mia preoccupazione d'incanto scompare, l'attenzione è totalmente dedicata a chi mi sta chiamando . . . .

      • Beh, provo a fare l'avvocato del diavolo, in questo caso del cellulare. Forse è stata un'opportunità, colta al volo, di fare qualcosa nell'attesa della risposta. Forse era una maniera per estraniarsi per qualche minuto, anziché restare a patire guardando lo schermo. Quando capitò a me, il fegato normale di mio babbo mi sembrava un fiorire di metastasi, e se fosse suonato il cellulare, forse non mi sarei messo a dialogare nella stanza ... ma mi avrebbe aiutato ad arrivare alla fine dell'esame.

  • Per i genitori che vengono a scuola a parlare con me dei loro figli è assolutamente normale rispondere al cellulare, quando suona, durante il colloquio. Ed è anche assolutamente normale che io aspetti, secondo loro.

    • caro Scorfano
      non penserai di cavartela così?!
      Secondo loro . . .
      e tu, come reagisci a questa prevaricazione ?

      • Ti devo deludere: non reagisco. Aspetto che finiscno e poi ricomincio a parlare. Ho perso le speranze di insegnare l'educazione ai loro figli, figurati a loro...

  • @Fabio
    è vero che spesso noi colleghi siamo un pò maleducati però l'avvocato del diavolo non me lo puoi fare, non per un argomento del genere
    :-)
    Non so te ma io noto un grave calo dell'attenzione, ad ogni interruzione (porta che si apre, telefono/cellulare che squilla, paziente che aggeggia con i referti sulla scrivania e mentre stai scrivendo la risposta e dando un occhio ai vecchi li vuol già togliere di mezzo e nel frattempo ti chiede come va ? come va?
    Penso che dovremmo ritornare alla cultura del silenzio, almeno nel nostro lavoro: tutto questo just in time a parer mio è spesso più nocivo che fruttifero . . .

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