Se appare notevole l’aumento del 13% che si è avuto rispetto all’anno precedente, la situazione dovrebbe ulteriormente aggravarsi con i due miliardi aggiuntivi che, secondo l’ultima manovra varata da Giulio Tremonti, saranno richiesti ai cittadini a partire dal 2014. Lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha dichiarato l’aumento insostenibile, augurandosi che il suo successore intervenga sulla questione.
Anche Valerio Fabio Alberti, presidente della Federazione di Asl e ospedali (Fiaso), esprimono particolare preoccupazione: «dobbiamo indirizzare la nostra attenzione a quei due miliardi aggiuntivi, che comportano un aumento di compartecipazione della spesa intorno al 30-40%». Come potranno i cittadini, il cui potere d’acquisto è già pesantemente eroso dalla crisi economica, accedere alle cure sanitarie? «Un ulteriore carico di due miliardi di euro ai ticket nel 2014, dal nostro punto di vista è difficilmente sostenibile per i cittadini. – conferma Alberti – Il rischio che già intravediamo è quello di avviare dei fenomeni di esclusione sociale dalle garanzie assistenziali». Una prevedibile conseguenza di ticket sanitari ancora più elevati di quelli attuali è l’abbandono da parte dei cittadini del servizio sanitario pubblico. Il presidente della Fiaso conferma che il fenomeno è già in atto: «per alcune prestazioni, già oggi il cittadino trova una convenienza maggiore se si rivolge ai servizi offerti dai privati». Quindi, paradossalmente, l’eccessivo rincaro delle tariffe, non comporta neppure un corrispondente aumento dell’afflusso di fondi nelle casse della Sanità pubblica. Alberti bolla i rincari dei ticket come «provvedimenti di scarsa efficacia, perché portano i cittadini a non utilizzare più i servizi».