Il sistema di valutazione delle performance regionali utilizzato era basato su 29 indicatori (con l’aggiunta di altri 8 di tipo ‘osservazionale’), con riferimento ai dati di attività del 2007.
Da sottolineare che alcune Regioni non hanno fornito i dati per alcuni indicatori (in questo caso la performance era considerata ‘molto scarsa’).
L’obiettivo del sistema di indicatori – sicuramente per alcuni versi discutibile e comunque perfezionabile – era quello di fornire un quadro complessivo dell’offerta sanitaria garantita ai cittadini nelle 4 dimensioni dei livelli di assistenza: assistenza ospedaliera, assistenza distrettuale, assistenza farmaceutica, assistenza sanitaria collettiva e prevenzione.
Veneto e Toscana (29 voti positivi su 29 indicatori) hanno prodotto le migliori performance, seguite dall’Emilia Romagna (27/29) e più distaccate da Piemonte, Liguria, Umbria e Marche (24/29). Sorprende il 9° posto della Lombardia che ha perso posizioni non tanto per l’offerta prodotta, (mobilità passiva praticamente inesistente, alto peso dei DRG, basso indice di inappropriatezza) quanto per scelte di tipo organizzativo (numero di ricoveri in day surgery, tasso di ospedalizzazione per diabete, costo dei farmaci pro capite e consumo farmaceutico complessivo, estensione della vaccinazione anti-influenzale).
Il report fornito dalla Scuola Superiore S. Anna di Pisa farà sicuramente discutere, sia per quanto riguarda la scelta dei singoli indicatori ed il metodo complessivo adottato, ma ancor più se la valutazione negativa delle performance di molte Regioni ed i livelli più basso delle cure verranno ricondotti a sprechi e diseconomie con le possibili ricadute in termini di finanziamenti.