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tromboembolismo venoso TEV

comprende la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare  ed è associato da una notevole morbidità e mortalità. Spesso è inoltre clinicamente asintomatico ed in molti casi la prima manifestazione della  malattia è la morte improvvisa da embolia polmonare. Circa il 50% dei casi di embolia polmonare non è diagnosticato in vita e viene scoperto solo quale riscontro autoptico. Si stima che per ogni caso di  embolia polmonare sintomatica non-fatale si manifestino 2.5 casi di embolia polmonare fatale scoperta con l’autopsia.   Il tromboembolismo venoso tende frequentemente a recidivare e le sue complicanze, la sindrome post-trombotica (1/3 dei pazienti con TVP) e l’ipertensione polmonare (4-5% dei pazienti con embolia polmonare) costituiscono un problema sanitario complesso. In generale il tromboembolismo venoso richiede notevoli costi, diretti ed indiretti, stimati in Gran Bretagna pari a 950 milioni di euro. I dati epidemiologici di sei paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Italia ed Inghilterra) dimostrano che il tromboembolismo venoso  è il principale problema di sanità pubblica in Europa. Si stimano infatti circa 500.000 casi di tromboembolismo venoso e circa 330.000 casi di embolia polmonare all’anno,  con 148 casi di trombosi venosa profonda e 95 casi di embolia polmonare ogni 100.000 abitanti, con una frequenza nettamente superiore rispetto a quella riportata negli Stati Uniti.

Si valuta inoltre che circa 370.000 decessi all’anno sono dovuti al tromboembolismo venoso. Il 93% di questi è legato a morte improvvisa per embolia polmonare o è conseguenza di tromboembolismo venoso non diagnosticato e non trattato, con una proporzione che varia dal 10% in UK al 14% in Italia, mentre solo il 7% delle morti si verifica nei casi di tromboembolismo venoso diagnosticati e trattati. Questi dati sono estremamente superiori ai morti per AIDS (5.860), tumori della mammella (86.831), cancro della prostata (63.636) ed incidenti legati ai mezzi di locomozione (53.599). Poichè la profilassi del tromboembolismo venoso è efficace ed ampiamente disponibile, una buona percentuale di questi eventi potrebbe essere evitata soprattutto nei casi secondari al ricovero ospedaliero. Gli studi hanno infatti dimostrato che il tipo, la durata ed l’intensità della profilassi sono frequentemente inappropriati sia nei pazienti ricoverati in Chirurgia che in Medicina. Sarebbe pertanto opportuno implementare strategie di profilassi del tromboembolismo venoso basate su linee guida “evidence based”. (Thromb Haemost 2007;98:756-764)

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'
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