ebeh, il duro mestiere del titolista che deve captare l’attenzione del lettore! Ecco l’incipit dell’articolo che racconta di questo orrore emerso dalle intercettazioni.
Truffa sui malati di tumore
intercettazioni choc in clinica
Alla Latteri, medicine dimezzate per far quadrare i conti. L’ordine di tagliare il disintossicante dopo la chemioterapia: “Perché spendere? Ci danno solo 100 euro. I parenti sperano che muoia: non gli faccio altri 10 giorni di albumina Sono soldi a matula”. L’assessore Russo: se fatti accertati, convenzione a rischio
Andiamo a confrontare il titolo, che vuol sintetizzare il contenuto dell’articolo, con quanto successivamente esposto e vediamo di capire – per quanto possibile, si tratta di poche frasi estrapolate da un contesto che non ci è dato conoscere – se ‘sti medici sono truffatori ed equiparabili ad assassini (chè negare terapie salvavita può configurarsi come una specie di omicidio, no?).
Beh, senza far somme ma solo ipotesi – prendetele, appunto, come tali – a legger l’articolo io capisco che si decide di tagliare sulle terapie a causa dei tagli al bilancio (testuale dall’articolo: Era il 2 settembre 2009, due mesi dopo il decreto con cui l’assessorato regionale alla Sanità tagliava i rimborsi alle cliniche e imponeva che le sedute di chemioterapia dovevano essere fatte quasi esclusivamente senza più ricoveri, molto più costosi).
Notate bene, cari i miei pochi lettori (molti meno dei lettori dell’articolo truffa/choc, di sicuro), che accade, nel mestiere del medico, che di un paziente ti prendi cura te e molto poco (quasi nulla o nulla, talvolta) i parenti per cui, da operatore sul campo che le cose le vede, posso dire che Loro sperano che muoia non è, necessariamente, un quasi per trovare una giustificazione ma la sgradevole realtà che talvolta i professionisti della sanità si trovano a vivere . . .
Ovvio che sei tenuto, come medico, a fornire la miglior assistenza sanitaria possibile; mi chiedo, chiedo a tutti voi miei cari e pochi lettori se ti rimborsano 100 euro/die per ogni paziente e ne devi spender 250/die in farmaci per lo stesso paziente, che si fa ?
a) vai a chieder un mutuo alla banca e paghi te, medico, personalmente i farmaci ?
b) fai fallire la clinica spendendo il doppio di quello che incasserà per le terapie che pratica ?
Certo, si può intervenire sugli sprechi! Ma sono io, nel mio piccolo quotidiano, a poter far davvero la differenza, o magari agli alti livelli si può contrattare un prezzo più giusto per l’acquisto dei costosi dispositivi e farmaci che l’intervento terapeutico richiede in questi delicati, complessi quadri patologici ?
Una fiala di TAD (glutatione – GSH) da 2500 mg per solo uso ospedaliero costa 13,99 euro.
TAD (glutatione – GSH) è un tripeptide fisiologico composto da acido glutammico, cisteina e glicina, il quale interviene in numerosi processi biologici e svolge un ruolo importante nelle reazioni di detossificazione, proteggendo le cellule dall’azione nociva di agenti xenobiotici, di ossidanti ambientali e intracellulari (radicali liberi, intermedi reattivi dell’ossigeno) e dalle radiazioni. Studi preclinici e clinici hanno dimostrato il ruolo protettivo del glutatione in molte situazioni patologiche che determinano danno cellulare, come le intossicazioni da sostanze quali alcol etilico, paracetamolo, salicilici, fenobarbital, antidepressivi triciclici, insetticidi organo-fosforici, ecc. E’ stato inoltre osservato che numerosi chemioterapici riducono i livelli tissutali e intracellulari di GSH endogeno, aggravando la condizione di stress ossidativo indotta dal tumore.
Disintossicare costa poco. E’ l’intossicare che ha prezzi pazzeschi. Non a caso le cure chemioterapiche sono definite “cure disastrose a prezzi oltraggiosi.” In media la chemio costa 50mila euro almese, un ciclo di radioterapia 26mila euro. Il costo medio di paziente 200mila euro. Risultati? Un recente studio australiano pubblicato nel 2004 che ha analizzato tutti gli studi clinici condotti in Australia e negli USA per 14 anni (1990-2004) ha stabilito che la chemio è utile nel 2% dei casi.(analisi su di un campione di 227800 casi.)negli USA le statistiche hanno calcolato che la sopravvivenza a 5 anni è del 2,1%.
cara Maria+Teresa
grazie per il tuo intervento: sarebbe molto interessante se pubblicassi i riferimenti dello studio australiano a cui fai riferimento.