In alcuni casi si!
Leggere questo brevissimo articolo fa riflettere su quella particolare sfera dell’attività medica in cui curare non è più possibile (mi riferisco a curare nell’ottica di guarire) ma diventa solo un prendersi cura – ad esempio somministrando del buon cioccolato in tazza (o un preparato simile, nella locale cultura) – della persona, sapendo che la sorte è segnata.
Lim Rui Chun Sean
A Cup of Hot Chocolate
Journal of Palliative Medicine. June 2010, 13(6): 775-775. doi:10.1089/jpm.2009.0419.
Leggete anche l’articolo di Atul Gawande che affronta lo stesso problema ed il bel libro di Carl-Henning Wijkmark che suggerisco in questo altro articolo.
View Comments (4)
Very good article. It is true that eating/feeding is not just about fulfilling nutritional requirements but the act itself is a form of love to oneself. One of the best pleasures in life and one of the best treatments too, when feeling a little down. Therefore it makes sense, that those who cannot be orally fed maybe affected by missing out on this very simple pleasure.
@Anna
pienamente d'accordo con te; credo che qui si tratta, anche, di qualcuno che si prende cura di te (e non nel senso di somministrarti farmaci)
Grande potere quello del cibo!
Ho letto (non ricordo dove) di una coppia che aveva il figlio in pericolo di vita e che trovò conforto semplicemente nel fatto che alcuni amici procuravano loro degli amorevoli pasti caldi. Ti risulta?
Ciao :-)
devi sapere che quando qualcuno moriva, dalle mie parti, era usanza portare ai familiari del defunto o' cuònzolo ovvero un pranzo di conforto (chè si deve mangiare e si suppone che non si abbia voglia di stare a farlo) a cura delle persone intime . . .
Molto simile a ciò che dici; usanza oramai in disuso . . .