Non si può fare prevenzione cardiovascolare con integratori a base di vitamina C o di vitamina E, sono queste le amare conclusioni cui è giunto il Physicians’ Health Study II, uno studio in doppio cieco, randomizzato, a lungo termine, effettuato su 14.641 medici statunitensi. Gli attuali risultati riguardano due delle quattro iniziali linee di ricerca dello studio, nello specifico il trattamento giornaliero con 500mg di vitamina C e 400 UI di vitamina E, da soli o in combinazione, controllati verso placebo. Gli altri due rami di ricerca riguardano la supplementazione con beta-carotene (braccio terminato nel 2003) e quella con un multivitaminico, ancora in corso. La sperimentazione con vitamina C ed E è iniziata nel 1997 per terminare 10 anni più tardi e si è svolta su uomini sani, ultracinquantenni, con profilo di rischio cardiovascolare medio-basso. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 8 anni, durante i quali sono stati registrati tutti gli eventi cardiovascolari maggiori (infarto del miocardio non fatale, ictus non fatale, morte per patologia cardiovascolare) che costituivano l’endpoint composito della ricerca. Data l’ampiezza del campione i risultati, analizzati anche per singolo evento, sono significativi e non evidenziano alcuna differenza nell’incidenza di eventi cardiovascolari tra i gruppi placebo e i gruppi trattamento. L’unico dato rilevante è riferito all’ictus emorragico: 39 casi nel gruppo vitamina E contro 23 nel gruppo placebo, un incremento del rischio relativo del 74%, dato peraltro in accordo con i risultati di un precedente studio (ATBC trial, su maschi fumatori del 2000). L’assenza di efficacia preventiva di certi supplementi era già emersa da altri studi; questo in particolare si concentra su una popolazione a basso rischio, prima poco studiata, impiega dosi consistenti di vitamine e si avvantaggia di un campione di partecipanti, medici di professione, estremamente aderenti alle prescrizioni per tutta la durata dello studio.
In conclusione quindi non vi sono elementi a supporto di una integrazione con vitamina E o C per la prevenzione di eventi cardiovascolari, anche se gli autori non escludono che con tempi molto più lunghi si possano in futuro ottenere risultati diversi.
JAMA 2008; 300(18): 2123-2133