Novembre 2000: il pranzo del sabato all'Osteria di Passignano
Doverosi i complimenti
a Marcello Crini che, con rara maestria, è riuscito magnificamente
ad abbinare i vini proposti con i piatti della sua cucina. Anche grazie
a ciò, tutti e tre i cru di casa Antinori raggiungono nei nostri personali
tabellini punteggi ragguardevoli; per uno in particolare (il Solaia)
la nostra commissione di massimi "esperti" si è addirittura commossa.
Il "Gran Jury" era nell'occasione composto da Alessandro Frassica,
Maurizio Salvadori ed Alberto Mannori, con il valido supporto (almeno
nel dar fondo alle oltre 40 bottiglie stappate..) di Guido Ricciarelli
e Sergio Beltrame. Un'ultima raccomandazione prima di leggere i nostri
"professionali e competenti" commenti: non ci prendete troppo sul
serio!
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CERVARO DELLA SALA 98
L'annata 98 conferma come questo vino sia tra i pochi bianchi italiani
a poter reggere il confronto con i grandi di Borgogna. Frutto di
un riuscitissimo mix tra chardonnay, in prevalenza, e grechetto,
ha un colore paglierino carico percorso da eleganti riflessi dorati.
Il naso apre con note dolci e tostate di legno; dopo una breve ossigenazione
il ventaglio di profumi si amplia con vivi ricordi di frutta tropicale
matura e vaghi sentori minerali. In bocca, l'equilibrio tra le varie
componenti e l'armonia tra struttura ed eleganza sono le sue doti
principali. Finale lungo ed ottima chiusura. A voler cercare il
cosidetto pelo nell'uovo, il vino è ancora piuttosto giovane ma
questo, oggi, vista l'età non è forse un pregio? CHIANTI CL. RIS. BADIA
A PASSIGNANO 97 Molte volte ci capita di lodare vini prodotti
in poche centinaia di bottiglie. Certo, 1/2 barriques di ottimo
sangiovese (tanto per rimanere in Toscana) possono essere alla portata
di molti produttori, ma quando si parla di decine di migliaia di
bottiglie il discorso cambia. Si potrebbe quasi pensare che la quantità
è nemica della qualità, eppure Margaux (tanto per fare un esempio)
produce da 300 a 500.000 botiglie del suo premier cru. Il Badia
a Passignano 97 dimostra che anche in Italia lavorare bene con i
grandi numeri si può, anzi si deve. Si tratta di un vino di taglio
moderno, morbido, elegante, con la giusta dose di concentrazione
e complessità. Un vino da acquistare e bere senza dover impazzire
nella sua ricerca e, soprattutto, senza rischiare il collasso del
proprio portafoglio. |
SOLAIA 97
Le premesse per un vino memorabile c'erano tutte: l'annata 97, da
molti definita "storica", il balsone dell'etichetta, vero mito dell'enologia
toscana, la fama del produttore, portabandiera del vino "made in Italy".
In questi casi il rischio di rimanere delusi è alto ed invece, ancora
una volta, il Solaia supera a pieni, voti, e con lode, l'esame della
degustazione.Già il colore, impenetrabile e vivo, promette molto bene.
Estremamente ampio ed elegante il naso dove al ribes ed ai frutti
neri si fondono in maniera sublime note speziate (vainiglia, caffè,
cioccolato, pepe e chi più ne ha più ne metta). In bocca il tannino
è setoso, senza un pur minimo accenno vegetale. L'ingresso è largo
e potente, senza cedimenti nel centrobocca e nella persistenza, da
contare "a minuti". Unanime il consenso dei commensali per un vino
potente ma anche elegante e con un'ottima bevibilità (ne sono testimonianza
le 10 bottiglie "spolverate" in poco più di 15 minuti!!) VOTO 94/100
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