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ARTE AL CASTELLO

Marco e Lorenza hanno restaurato con estrema cura e buon gusto il Castello di Ama. Facendo ciò si sono chiesti cosa in fondo sarebbe rimasto del loro passaggio in quel luogo. Quasi a voler rievocare i fasti di una corte medioevale, quanto i mecenati chiamavano gli artisti del proprio tempo ad abbellire i propri palazzi, Marco e Lorenza hanno dunque fondato una associazione chiamata Galleria Continua. Il progetto si realizza attraverso le opere di alcuni dei massimi artisti dei nostri giorni chiamati a lavorare a e per Castello di Ama.

Il primo di questi è stato Michelangelo Pistoletto che tra il 1999 ed il 2000 ha realizzato per conto di Marco e Lorenza l'ALBERO DI AMA - DIVISIONE E MOLTIPLICAZIONE DELLO SPECCHIO. Facciamo nostre in queste pagine le parole di LAURA CHERUBINI, autrice del testo di commento nel piccolo pieghevole relativo all'opera dell'artista:

"Dall'ingresso delle antiche cantine del Castello di Ama, vediamo in fondo a uno scalone, ergersi un altissimo tronco, nel cui diametro è stato inserito, in una fenditura, quasi una ferita, uno specchio angolato con molteplici rifrazioni. Michelangelo Pistoletto ci ripropone, in un'immagine sintetica e potente, un lavoro all'interno della dialettica di unità e divisione dello specchio. Il corpo dell'albero raccoglie al suo interno lo specchio infinito del pensiero. All'esterno la corteccia è opaca, mentre all'interno regna la luce della mente. Il tronco è l'unicità, la materia, l'interno la molteplicità e la labirintica riflessione del pensiero. Come all'esterno il tronco si moltiplica nella foresta, così all'interno lo specchio si moltiplica nell'iterata rifrazione, fino a ospitare l'infinito. La parte interna è anche quella dove il tempo segna e disegna l'età dell'albero in cerchi concentrici. Con questa immagine icastica, semplice e profonda, Pistoletto ci ricorda che sempre il pensiero sta dentro alla fisicità del corpo"
Laura Cherubini

Nel 2001 è stata la volta di Daniel Buren, artista francese che ha pensato per ama una sorprendente parete posta su di un fianco del castello dalla cui posizione si domina una delle tante splendide vallate del Chianti. Forse più delle nostre parole valgono le foto ed il commento di Giorgio Verzotti (anche questo tratto dal pieghevole stampato in occasione del completamento dell'opera).

"Un muro lungo 25 metri e alto 2 viene costruito di fronte a uno degli edifici del complesso, allo scopo di chiudere lo sguardo sul territorio circonvicino, e nello stesso tempo di aprirlo, ma secondo particolari modalità. Il muro è costellato da finestre quadrate, che enfatizzano il già bellissimo paesaggio della vallata col fatto stesso di incorniciarlo, rielaborando così tutta una tradizione, quella della "pittura di paesaggio", o anche il concetto, altrettanto consueto, di pittura come "finestra" aperta sul reale. A questo collegamento con una eredità canonica della tradizione artistica si sommano due segni di diverso valore. Uno conferma il canone riconducendoci al contesto storico da cui culturalmente proveniamo, facendo cioè apparire le strisce bicolori del Duomo di Siena nelle strisce di Buren, qui coerentemente proposte in marmo bianco e nero. L'altro segno invece ha un valore perturbante: si tratta infatti della grande superficie specchiante che ricopre interamente il muro nella sua parte rivolta alla casa, all'al di qua del paesaggio. Lo specchio riflette, a seconda dello sguardo, porzioni di tutto ciò che si staglia davanti ad esso, il prato, l'altro muro antistante, la facciata della casa, e naturalmente tutti gli eventi che vi si svolgeranno, le persone che si avvicineranno per osservare la vallata attraverso le finestre e così via. Lo specchio pone il riflesso, lo sdoppiamento delle cose, crea insomma un diaframma dove regna la virtualità pura, capace, date le dimensioni, di interferire con la percezione della realtà circostante, magari istillando un po' di inquietudine nella certezza indagatrice del nostro sguardo. Dimenticavo di. dire che la rappresentazione, infatti, è quasi sempre un inganno."
Giorgio Verzotti

Testi e foto: Daniele Bartolozzi

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