APPUNTI
DELLA SERATA
Alcuni
concetti espressi da Giancarlo Pacenti e Filipppo Fanti durante l'incontro
ci sembrano meritori di menzione. In breve eccovi dunque alcuni passi
della discussione. Ci scusiamo con i diretti interessati per eventuali
omissioni.
GIANCARLO PACENTI
Da qualche anno ho iniziato una proficua collaborazione con l'Instit
Oenologique dell'Università di Bordeuax. Dispiace dirlo ma in
Italia un produttore che ha dei problemi, dei dubbi o cerca conferme
al suo lavoro difficilmente trova delle strutture, pubbliche o private,
in grado di aiutarlo.
FILIPPO FANTI
Il nostro mestiere è bello ma anche duro. Oggi un piccolo produttore
non può solo occuparsi di produrre vino di qualità ma
deve anche essere in grado di proporlo efficacemente sui mercati internazionali.
Il mio primo obbiettivo da quando sono Presidente del Consorzio è
stato quello di organizzare un pò in tutto il mondo degustazioni
con la presenza dei produttori di Montalcino per far conoscere il nostro
vino e la nostra terra.
GIANCARLO PACENTI
La barrique è indubbiamente uno strumento importante nelle mani
di un produttore, ma è in vigna che invito i miei colleghi a
rivolgere le loro attenzioni maggiori. Con la limitazione delle rese
per ceppo e non solo con i legni di piccoli dimensioni si fa qualità.
Penso che un kg. di uva a pianta sia una quantità ottimale per
ottenere vini di buon spessore e struttura.
FILIPPO FANTI
I nuovi vigneti a Montalcino devono contare più ceppi-ettaro
rispetto al passato. Non ha senso, se si vuol fare alta qualità,
piantare 2000 ceppi-ettaro e produrvi poi 80 quintali d'uva, il massimo
ammesso dal disciplinare.
GIANCARLO PACENTI
Non concordo con chi sostiene che i miei vini, buoni subito, siano destinati
a "morire" presto, al contrario di Brunelli più tradizionali.
Un grande Bordeaux lo bevi con soddisfazione nei primi anni di vita
così come dopo 20 anni e più. Non è la sola acidità
che assicura longevità al vino ma la quantità di componenti
estratte in esso presenti.
FILIPPO FANTI
Non so se produrrò ancora la Riserva di Brunello. Realizzarla
è infatti un pò come togliere il cuore (ovvero la parte
più buona) all'annata. Forse è meglio, visti anche i numeri
della mia produzione, concentrarsi su di un grande ed unico Brunello.
GIANCARLO PACENTI
Quello che cerco di dare al mio Brunello è una precisa personalità.
Voglio che il consumatore che acquista una mia bottiglia stappandola
e bevendola riconosca il mio stile così come si distingue un
marchio di fabbrica da un altro.
FILIPPO FANTI
Il mio ruolo di Presidente del consorzio non è assolutamente
facile. Ogni scelta deve essere ben ponderata anche perchè, pur
avendo le mie idee, non voglio assolutamente far approvare regole e
disciplinari se non raccolgono la stragrande maggioranza dei consensi.
(Giancarlo Pacenti in privato: ammiro Filippo perchè al suo posto
di Presidente avrei già collezionato più di un esaurimento
nervoso).
GIANCARLO PACENTI
A Montalcino non si è mai messo in discussione il ruolo di protagonista
del sangiovese. Magari lo si lavorava male, con cloni sbagliati e senza
alcun freno alla produzione. Certo, qualche vigneto di merlot e cabernet
c'è anche qua ma nessun produttore ha pensato di spiantare sangiovese
per far loro posto.
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