LA CANTINA DEL SABATO DI APRILE 2001: LA STORIA DELLA BADIA
| La Badia di Morrona è situata nel cuore delle colline pisane ed è una delle quattro badie fondate nell'antichità, attorno all'anno 1000, dai Conti di Fucecchio. La badia fu inizialmente assegnata ai Monaci Benedettini che solo nel 1120 la cedettero ai Monaci Camaldolesi. Il Monastero era infatti dedicato a S. Benedetto ed a S. Maria come risulta da un atto di donazione del 1089, il più antico documento conosciuto che ad esso fa riferimento, a firma del Conte Uguccione, figlio del Conte Guglielmo Bulgaro. A quel periodo risale la costruzione della chiesetta annessa alla badia e del chiostro su cui si affacciavano le celle dei monaci. Grazie ai discendenti del Conte Guglielmo Bulgaro, tra il 1098 ed il 1109 le proprietà del monastero furono incrementate con nuove giurisdizioni tanto che il centro assunse grande importanza religiosa. La badia torna ad essere citata nei documenti papali di Celestino II (1121), Innocenzo II (1141) ed Eugenio II (1148) che ne convalidarono i possedimenti. | |
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L'interno della
chiesetta del 1100 annessa alla badia |
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| I Camaldolesi gestirono il Monastero sino al 1482 quando il Vescovado di Volterra, che già più volte aveva tentato di impossessarsi della tenuta, con un atto di forza lo conquistò per trasformarlo in residenza estiva della curia. Il Vescovo di Volterra conservò la Badia sino al 1870 quando, costituitosi lo Stato Italiano, la proprietà fu espropriata alla Chiesa per essere venduta subito dopo come azienda agricola. Oggi la Badia di Morrona è proprietà dei Conti Gaslini Alberti. La fattoria conta ben 500 ettari di cui 60 a vigneto e 25 ad oliveto. Il Monastero è stato ristrutturato con cura per ospitare la sede aziendale e le cantine di affinamento dei vini. Le suggestive sale che un tempo ospitavano gli ambienti monastici vengono oggi utilizzate per manifestazioni enogastronimiche e culturali come il banco d'assaggio che a metà Settembre vede protagonisti i migliori produttori di vino del comprensorio. | |
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Testi e foto:
Daniele Bartolozzi
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