Approfitto dei pochi
minuti che precedono l'inizio della cena, mentre i nostri soci prendono
posto in sala, per scambiare quattro chiacchiere con Leonardo Marzola,
titolare, assieme a Luca Bergamini e Gianni Tarroni, del ristorante L'Oca
Giuliva di Ferrara. Poche parole bastano a dissipare ogni mio dubbio
sulle sue origini ; infatti, così come noi Toscani parlando facciamo indigestione
di "C", Leonardo da buon emiliano "letica" spesso con le "Z" trasformandole
per ripicca in sibilanti "S". |
DANIELE: Ferrara si trova ai margini
orientali della pianura Padana (qui percorsa dai mille rigagnoli della
foce del Po) ma è anche a metà strada tra la Romagna ed il Veneto ed
a non più di 40 km. dal mar Adriatico. Qual è dunque la vera anima della
cucina ferrarese?
LEONARDO: La nostra è una cucina di chiara impronta emiliana,
molto legata al culto del maiale. Non si può comunque parlare delle
tradizioni gastronomiche della zona senza citare gli Estensi alla cui
corte sin dal medioevo si tenevano sontuosi banchetti. Alcune antiche
ricette che oggi riproponiamo hanno origine proprio in quel periodo,
altre ancora invece prendono spunto dai piatti della civiltà contadina,
preparati con ingredienti molto poveri.
DANIELE: Mi viene in mente la Salama
da Sugo, che stasera assaggeremo. Di cosa si tratta esattamente?
LEONARDO: E' forse il piatto più tipico di Ferrara, purtroppo
oggi a rischio d'estinzione (non a caso Slow Food ha deciso di dedicargli
un presidio). Si tratta di un salume preparato con carne di maiale (più
precisamente con le parti anteriori meno nobili dell'animale, ad esempio
il guanciale), a metà strada tra il cotechino ed il salame. Non esiste
una ricetta ufficiale, ogni produttore ne ha una sua personale che dichiara
essere l'originale (le principali differenze riguardano l'utilizzo di
spezie e l'aggiunta all'impasto di pezzetti di fegato). Il trito di
carne aromatizzata viene miscelato con del vino rosso (per tradizione
si usa quello della vicina zona di Bosco Eliceo), quindi insaccato nel
budello naturale a formare delle sfere legate strette con dello spago.
Le salame vengono successivamente appese a stagionare nelle cantine
dove rimangono per circa 1 anno. Dopo questo periodo la salama è pronta
... da cuocere: si elimina il budello esterno e la si fa bollire per
alcune ore a fuoco lento. Usanza vuole che la salama venga servita tagliandone
la sommità e svuotandola del suo interno con un cucchiaio. Il sapore
della polpa (simile nell'aspetto ad un cotechino sbriciolato) è forte
e deciso, per questo motivo spesso viene accompagnata da un purè di
patate che in qualche modo ne ammortizza la spiccata sapidità.
DANIELE: Quale vino per un piatto
del genere?
LEONARDO: Non si può certo dire che la nostra provincia abbia
una particolare vocazione vinicola. Suggerisco comunque l'abbinamento
con un prodotto locale che secondo me funziona: il Fortana Bosco Eliceo
(piccola DOC a ridosso del mare Adriatico, pochi chilometri ad est della
città). Si tratta di un vino rosso di norma frizzante e leggero che
con la sua anidride carbonica ed una buona dose di tannino riesce a
ripulire la bocca dal grasso che la salama lascia sul palato. Volendo
fare paragoni direi che è una sorta di lambrusco.
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DANIELE: Parlami un po' del tuo locale,
l'Oca Giuliva.
LEONARDO: E' una piccola osteria con una trentina di coperti
nel centro storico di Ferrara, non lontano dal Duomo e dal Castello.
Ho aperto il locale 5 anni fa dopo brevi esperienze in giro per alcuni
ristoranti della zona. Fin dall'apertura la cucina è affidata alle mani
di Gianni, mentre Luca, il terzo socio, è arrivato tre anni fa e si
occupa con me della sala. Da poco più di tre mesi al fianco del ristorante
abbiamo aperto un'enoteca con vendita all'asporto. E' il coronamento
di una grande passione personale (quella per il nettare di Bacco) ma
anche il percorso obbligato per continuare a mantenere una carta dei
vini molto ampia. I pochi coperti dell'osteria infatti non mi garantivano
un'adeguata rotazione di bottiglie, per cui o riducevo drasticamente
gli acquisti oppure cercavo il modo di incrementare le vendite. Ho scelto
la seconda soluzione ed è nata l'enoteca.
DANIELE: Un'ultima veloce domanda
(visto che oramai gli antipasti incombono), che aria tira per la ristorazione
a Ferrara?
LEONARDO: Forse non ci crederai ma la nostra è una piazza difficile.
Il tenore di vita è indubbiamente alto ma la gente di Ferrara ama spendere
poco e mangiare molto. Già a 60.000 lire (prezzo medio di un pasto all'Oca
Giuliva) rischi di essere caro. Per il vino poi, spesso non si va oltre
il leggero frizzantino della casa. Con questi presupposti far qualità
non è facile. Devo ringraziare Slow Food e la sua guida se oggi nel
mio locale arrivano i turisti ed i buongustai da altre città curiosi
di provare la nostra cucina.
I camerieri già viaggiano tra i tavoli con
i piatti. Giusto il tempo di una breve presentazione del menù della
serata e la "full immersion" nella cucina ferrarese ha inizio.
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